La comunicazione è parte integrante di ogni business plan. Più che mai in tempi incerti come gli attuali. Lo sa bene Sergio Marchionne, amministratore delegato della Fiat, che dall’assemblea degli azionisti al Lingotto accusa politici, sindacalisti e alcuni imprenditori  di “non capire” il suo lavoro. Non accusa però i giornali, anche se scrivono di un piano per 5.000 licenziamenti, smentiti e basta.  “Oggi – dice l’ad di Fiat – stiamo vedendo un altro gioco pericoloso, un nuovo tiro al bersaglio contro la nostra azienda. Non mi riferisco soltanto a quello che scrivono i giornali. Nella maggior parte dei casi fanno il loro lavoro, riportano e commentano ciò che succede”. Bene, bravi, bis. Perché il successo di un  manager si costruisce con i fatti ma anche con i media e Marchionne è un imperatore proprio per questo. Eppoi i giornali che anticipano rumors cattivi, servono eccome. Perché preparano l’opinione pubblica alla notizia cattiva, quando arriverà. C’è qualcuno che la può escludere con certezza,  in tempi di sovracapacità produttiva, mercati saturi e senza aiuti di stato?

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