Scambio azionario tra Daimler e Renault-Nissan per dar corpo a un’intesa industriale che preveda aiuto industriale e finanziario reciproco. L’aiuto dell’aiuto non detto sta però in due numeri: secondo la Commissione europea, la Renault è oggi terza nella classifica dei marchi più virtuosi in termini ambientali, la Daimler (con Mercedes e Smart) è ultima al quattordicesimo posto. Un’alleanza ambientale per forza, più che per amore.

I francesi (con i partner giapponesi) forniranno know how ai tedeschi per le auto piccole, i tedeschi metteranno i grandi motori diesel. Insieme sarà soprattutto più facile ridurre gli oneri di sviluppo. Dietro, ci sono poi le grandi paure. Una riguarda l’andamento depressivo dei mercati, l’aumento dei costi delle materie prime e la crisi economica mondiale, con ripresa senza occupazione e dunque senza consumi.L’altro incubo è il limite di emissione di anidride carbonica (CO2) imposto dall’Unione europea alla produzione automobilistica di 130 grammi per chilometro dal 2015 e di 95 dal 2020. Limiti irrangiungibili (sopratutto per i giganti del lusso) se non costruiscono macchine più piccole, più leggere e con motori più efficienti. Dal 1990 al 2007, le emissioni nocive del settore trasporti in Europa  sono aumentate del 36%, invece di diminuire. I costruttori faticano a tagliarle, per propri ritardi. Insieme e con il fucile puntato, come ha fatto per primo il presidente americano Barack Obama che ha imposto l’estensione dei nuovi stringenti limiti californiani al paese, magari i costruttori ci riusciranno.

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