Le fusioni fredde funzionano, le fusioni calde no. E’ la lettura, nulla a che vedere con la fisica, che l’amministratore delegato della Fiat Sergio Marchionne sembra dare delle alleanze e matrimoni. Alla fine del 2008 dice in una intervista ad Automotive News Europe che nel mondo dell’auto sarebbero restati sei grandi gruppi, attraverso fusioni da almeno 5,5 milioni di unità prodotte all’anno. Ovviamente ha dato lui il via pochi mesi dopo acquisendo il 20% della Chrysler. Oggi prevede che il prossimo matrimonio sarà di un gruppo francese, pensando ai contatti tra Psa (Peugeot-Citroen) e Bmw, contatti bollenti e speculari se si guarda alla fresca alleanza Renault-Nissan-Daimler.

Ma come ogni oracolo che si rispetti, Marchionne ci mette del suo. Sul matrimonio Renault-Nissan Daimler butta lì con nonchalance che bisognerà vedere se funziona, perché “sono coinvolte due personalità molto forti”, come Carlos Ghosn e Dieter Zetsche. Insomma, è una fusione calda con due capi supremi. Cioè la formula che finora non ha mai funzionato. Nel 2000 ci hanno provato “personalità molto forti” come Gianni Agnelli per Fiat e John Smith per Gm, e sappiamo come è andata a finire (male).  Nel 1998, la Daimler di Juergen Schrempp acquisisce il controllo della Chrysler di Bob Eaton, e anche lì, nonostante Eaton mollasse due anni dopo, l’accordo finisce male. Anzi, come per Fiat-Gm, non ha mai funzionato davvero. Il rischio di una fusione calda e dunque fallimentare ci sarebbe anche nel caso di Bmw-Psa, due gruppi governati da famiglie. In casa tedesca comandano saldamente i Quandt, in casa francese i Peugeot. L’ultima dichiarazione pubblica sui temi di un’alleanza è di Thierry Peugeot, presidente del gruppo omonimo: “Non siamo contrari. Ma vogliamo restare indipendenti ed essere l’azionista di riferimento”.

Le fusioni fredde, se restiamo nell’ottica di Marchionne, sono invece quelle con un uomo solo al comando. La migliore, dal punto di vista dei risultati, è del 1999 quando la Renault di Louis Schweitzer prende il controllo della Nissan allo sbando. In questa logica, l’altra fusione fredda è – non casualmente – Fiat-Chrysler. Vale la pena ricordare che Marchionne, sempre alla fine del 2008, delinea uno per uno i sei gruppi destinati a sopravvivere: uno americano (ma chi sarà, la Gm che va così così o la Ford che ba bene ?); uno tedesco (si presume Volkswagen); uno franco-giapponese con l’aggiunta oggi tedesca (Renault-Nissan-Daimler); uno giapponese (Toyota e Honda e gli altri tutti insieme?); uno cinese (il più lontano da venire); e uno europeo (sarà Bmw-Psa, matrimonio ancora da consumarsi se si consumerà?). Fuori dalla lista restano in molti (i forti coreani, per esempio), ma a noi interessa il destino del gruppo Fiat-Chrysler. Si accettano nuove previsioni: lo dovremo conteggiare come americano o europeo?

Lascia un commento