Bmw M6 GranCoupé. Ma perché? Più passano i chilometri, più la domanda mi rimbomba nella testa. Più cerco di stuzzicare tutti i suoi 560 CV per vedere l’effetto che fanno, più mi rassegno all’idea che un perché, la M6 GranCoupé non ce l’ha. O meglio, le menti illuminate del marketing gliel’avranno anche trovato e i numeri di mercato, forse, diranno che la ragione sta dalla loro parte.

Ma perché? Perché inquinare una storia che nasce nel 1986 con la prima M3, a cui bastavano un 2.3 a quattro cilindri da 200 CV per regalare gioie agli amanti della guida? Ora, non si pretende che l’evoluzione tecnica si fermi. Non si chiede a una Casa che fa dell’eccellenza motoristica una ragione d’essere di rimanere plafonata su potenze di 25-30 anni fa. E’ lecito però aspettarsi che la BMW non riduca il marchio M a una banale operazione di “dragsterizzazione” della berlina, della SUV o della coupé di turno.

Ma perché? Perché non accontentarsi di qualcosa in meno di 560 CV e, soprattutto, di 680 Nm di coppia? Numeri che, se il controllo di stabilità è disinserito, mandano in fumo persino i ciclopici pneumatici posteriori 295/30 – 20, non gommine da citycar; oppure (come è vivamente consigliabile), lasciando il controllo di stabilità inserito, costringono l’elettronica agli straordinari.  Sai che divertimento, se poi l’asfalto è umido come quello tedesco durante la prima parte del giorno della prova.

La spia dell’ESP si accendeva anche quando, nella mia testa, la pressione sul pedale del gas era la stessa che avrebbe potuto esercitare mia nonna. Solo che lei, sotto il piede, non ha 8 cilindri (a V) per un totale di 4,4 litri di cilindrata, aiutati – poverini – dalla sovralimentazione TwinPower Turbo. No, 680 Nm poco sopra il minimo (a 1.500 giri) lei non sa nemmeno cosa siano. Come se non bastasse, i 1.950 kg della GranCoupé si fanno sentire tutti: le inerzie tra una curva e l’altra non consentono dei cambi di direzione “come M comanda” e lo sterzo è poco comunicativo: un limite grosso quasi quanto la cavalleria della tedesca.

Detto questo, con il fondo stradale asciutto l’accelerazione della M6 GC non può non strappare un sorriso. Inutile girarci attorno, l’adrenalina ringalluzzisce anche il più tranquillo degli automobilisti. E poi che soddisfazione tenere il passo delle moto super-sportive… Peccato solo che, se non hai un’autostrada tedesca sotto casa, tutto ciò non solo è pericoloso per la fedina penale, ma soprattutto per l’incolumità propria e altrui. In pochi attimi si toccano velocità siderali senza che il guidatore se ne renda conto, se non quando è il momento di frenare e la lancetta si trova ben oltre il limite del ragionevole. Ma la razionalità, di fronte a 136.950 euro di automobile e 5.126,95 euro di tassa di circolazione, soccombe.

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