Fermi tutti: non provate a dire che ora il mercato delle auto in Cina comincerà a calare. O a proporre astrusità come: la crisi morde il freno del mercato auto anche in Cina (giochi di parole usuali sui nostri media). Perché? Intanto perché una notizia uscita qualche giorno fa potrebbe fare supporre questa preoccupazione: le autorità cinesi avrebbero deciso di limitare le vendite delle auto per difendere il paese dall’inquinamento. E farebbero bene, perché nelle grandi città parliamo di milioni e milioni di auto.
Pechino, va bene, Shanghai, va bene, ma pensiamo a Chongqing, 13 milioni di abitanti. Si tratta di metropoli in crescita, con costo della vita molto alto e classe media abbiente in continua aumento. E il cinese che ha i soldi, lo dimostra in due modi: con l’auto – costosa- e la proprietà della casa.
In Cina l’auto è ancora uno status symbol imprescindibile. A Pechino da 3 milioni di auto del 2008, oggi siamo passati a oltre 5 milioni. Il risultato si vede: non ci si muove più. Per percorrere tragitti che solo due anni fa richiedevano dieci minuti, oggi significa un’ora in coda. Intasati gli anelli, intasati il centro. Ormai non esistono più le corsie delle bici, dove vengono parcheggiati suv, Maserati e Ferrari, come fossero degli scooter qualunque. Ci sono talmente tante auto che i tassisti sono usciti fuori di testa a tal punto che pare abbiano messo in pratica forme di sciopero bianco, stanchi di passare le giornate in coda. In alcuni momenti della giornata era di fatto impossibile trovare un taxi. Risultato: aumento delle tariffe a fascia oraria. Quando c’è più traffico i tassisti guadagnano di più.
Quanto alla limitazione dell’acquisto delle auto, ci sono da fare però due considerazioni, che dicono molto non solo sul mercato dell’auto, ma sul mercato in generale in Cina. La prima: si dice che l’eventuale taglio delle vendite verrebbe allargato ad altre città oltre Pechino, Shanghai, Canton e Guyang. Si tratta in ogni caso di città che in Cina vengono definite di prima e secondo fascia: Chongqing, Chengdu, Wuhan. Sono megalopoli. Questo taglio delle vendite – secondo gli esperti – potrebbe portare ad una diminuzione del 2% delle vendite totali in Cina.
C’è una seconda considerazione: le autorità usano – e non a torto – la scusa dell’inquinamento, per spostare però il “grosso” del mercato delle auto nelle città di seconda, terza e quarta fascia; ovvero il novello risultato dell’urbanizzazione. Città di 4, 5 milioni di abitanti, con insediamenti abitativi spesso nuovi di zecca, nuove strade, autostrade, aeroporti, dove il processo di urbanizzazione cerca di sistemare più gente possibile per aumentare il mercato interno del paese.
Ecco allora che il taglio della vendita delle auto nelle città più grandi, dove per altro il mercato non è più immenso come qualche anno fa, viene dirottato dove la Cina ha più bisogno: nelle aree di fresca urbanizzazione. Dove vive la nascente classe media cinese, desiderosa di avere gli stessi status symbol delle grandi città, come Pechino e Shanghai. E dove chi prima arriva, trova un tesoro.
[…] di incremento di fatturato nel mercato dell’auto verrà dalla Cina. Le autorità locali che hanno enormi grattacapi con l’inquinamento hanno già iniziato a bloccare la circolazione a targhe alterne in otto grandi centri, e per il […]