Continuo a pensare che l’uscita di Gm da Psa non sia una buona notizia per Opel, che in un colpo solo perde il suo più grande sponsor, Steve Girsky, e un partner con il quale conseguire importanti sinergie in Europa. Si parla adesso di meno di un miliardo di euro entro il 2018, una scadenza molto lontana e un importo tutto sommato modesto.

Come ha ricordato Flavio Pompetti nel suo ultimo post a proposito della decisione di ritirare il marchio Chevrolet, “c’è e c’è sempre
stata per la Gm in Europa a partire dal 1929 l’opzione della Opel, che a prima vista sembra ideale per sviluppare una autentica strategia locale”.

L’autorevole Daniele P.M. Pellegrini sull’inserto Auto di Repubblica sostiene che “bisogna riconoscere a Opel la forza (e il coraggio) di aver continuato a lavorare sullo sviluppo tecnologico e sui modelli senza farsi troppo condizionare dagli alti e bassi della situazione economica”.

Eppure, sulla base dei fatti, non riesco ad essere ottimista. Prima di tutto, la Corsa, che tuttora pesa per il 30% dei volumi Opel in
Europa, in futuro non condividerà più il pianale con Peugeot 208 e Citroen C3, ed il “facelift” previsto per l’anno prossimo sarà ancora basato sulla vecchia piattaforma della Fiat Punto. Dovrebbe invece essere disponibile su questo modello il nuovo motore a tre cilindri 1.0 turbo ad iniezione diretta, ma la prevista cooperazione con Psa sui piccoli motori a benzina verrà abbandonata.

Nel segmento dei Suv compatti, di gran lunga quello in più forte crescita in Europa (+40% rispetto al 2012), Opel è presente con Antara, uno dei due modelli che condivide con Chevrolet, e Mokka, un crossover che ha avuto una buona accoglienza al lancio, ma le cui vendite, da quando sono uscite le francesi Captur e 2008, si sono sensibilmente ridotte (meno di 5mila unità ad ottobre), così come quelle dei monovolume Meriva e Zafira, che fino a un paio di anni fa erano leader incontrastati nei rispettivi segmenti.

Difficilmente la rete dei concessionari Opel, tradizionalmente tra le più solide in Europa, dopo il ‘pullback’ di Chevrolet (metà degli attuali concessionari Chevrolet ha il mandato Opel) potrà rappresentare un punto di forza nei confronti dei concorrenti europei. Al di fuori di Germania e Gran Bretagna, dove peraltro Opel vende con il marchio Vauxhall, la quota di mercato è scesa considerevolmente (5.4%in Italia, appena il 3.3% in Francia).

Rimane la Russia, da poco formalmente integrata nelle attività europee, dove Gm a livello di gruppo controlla circa il 10% del mercato, ma dove il marchio Chevrolet vende quasi il triplo di Opel e naturalmente continuerà ad essere distribuito. E la Turchia, dove Opel si difende bene tra gli importatori, ma che continua a rappresentare un mercato instabile a causa del tasso di cambio.

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