Il rapporto tra Volkswagen e Stati Uniti non è facile. A Detroit mi ha colpito la forza con cui Martin Winterkorn, il numero 1 dei tedeschi, ha preso la scena annunciando un investimento di oltre 7 miliardi di dollari per il mercato US: la stessa determinazione con cui Winterkorn promise più qualità per i modelli fatti in Cina dopo i richiami sul cambio automatico DSG. Parole che dicevano: abbiamo sbagliato qualcosa, non succederà più. Un segno di onestà. D’altronde in Volkswagen non potevano far finta di nulla: il mercato degli Stati Uniti rischia di essere, alla pari dell’Europa, una palla al piede verso la corsa al primato mondiale.

Prendiamo i numeri di vendite: il marchio Volkswagen nel 2013 si è fermato a 407.704 unità, il 6,9% in meno del 2012, la metà del target previsto per il 2018. Insieme a Volvo e Kia sono gli unici, in un mercato in crescita, a registrare un calo. Non è un caso che negli ultimi mesi a Wolfsburg abbiano deciso di rivoluzionare il vertice della filiale americana. A cominciare dal capo: a dicembre è arrivato Michael Horn a sostituire il non brillante Jonathan Browning.

Ci sono poi altri numeri che non devono far piacere a Wolfsburg, quelli della Golf: la nuova generazione della compatta da queste parti non ha sfondato e il calo a fine anno è di circa il 20%. Non è poco. Il motivo lo spiega Alec Gutierrez, un analista di Kelley Blue Book: “La nuova Golf non emoziona”. Come lui sembra la pensino in molti negli Stati Uniti: gli americani non apprezzano le linee troppo gentili e delicate disegnate da Walter de Silva. D’altronde, se i pick-up della famiglia F-150 di Ford sono ancora le auto più vendute ci sarà un motivo …

Negli Stati Uniti, Volkswagen paga poi l’assenza in gamma di un grande suv a sette posti: nel paese dove tutto è XL non puoi rimanere fuori da questo segmento. I tedeschi a Detroit hanno rassicurato: arriverà. Ma solo nel 2016. Tardi? Forse. Tanto più se qualche problema rimane, come abbiamo già scritto qui, con l’Uaw, il sindacato dei lavoratori, per lo stabilimento di Chattanooga. 

Ma Winterkorn ci ha messo la faccia …

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