City car a Ginevra, arrivano tutte insieme sul mercato. Una lenzuolata, per dirla in politichese, è  sulla rampa di lancio e verrà benedetta in gran parte nella cattedrale elvetica dell’automobile dagli 800.000 visitatori attesi dagli organizzatori. Sarà il Salone di Ginevra a tenere a  battesimo la  nuova Twingo della Renault, la triade Toyota Aygo, Peugeot 108 (in foto) e Citroen C1, la Suzuki Celerio, la versione Rocks della Opel Adam e l’arricchimento della gamma Fiat 500.

E se vogliamo, aggiungiamoci anche la nuova Mini (o il concept della Hazumi di Mazda ad anticipare la futura 2 dei giapponesi), sia pure dimensionalmente leggermente più di una vera city car ma, grazie all’immagine, in grado di sostituire una premium più imponente ed ingombrante. L’attenzione è tutta puntata su quel mercato europeo di oltre 4 milioni di clienti (un terzo su un totale di 12,3 milioni) che lo scorso anno hanno deciso, appunto, di comprare un’auto piccola.

Prezzi più abbordabili, certo, campagne promozionali feroci favorite dal cosiddetto run out dei modelli in via di sostituzione, certo, ma anche e soprattutto perché una folla di consumatori si sta accorgendo che per garantirsi la mobilità non è necessario muovere giganti di ferro (le monovolume piccole, medie e grandi hanno perso, lo scorso anno, rispettivamente il 10,5 il 20,4 e l’11,2% e le berline medie il 25,9%).

Certo, chi può sceglie  i Suv/Crossover medi e grandi, ma quella è questione essenzialmente di portafoglio. Chi invece si è orientato sulle city car e sulle piccole più in generale ha fatto una scelta basata non sulla logica di pancia ma di cervello. Ed è un gran bene, oltretutto perché le città hanno sempre più bisogno di respirare e non è lontano – come prevedeva già 30 anni fa quel grande designer che è Giorgetto Giugiaro collocandolo nella parte iniziale degli anni 2000 – il giorno in cui  verranno stabilite a livello mondiale regole severe per la tipologie di auto ammesse al traffico urbano.

L’allarme è già suonato, con l’istituzione del pedaggio in città come Londra o a Milano, ma quello è solo un piccolo, flebile primo passo. La progressiva urbanizzazione del mondo, con lo sviluppo di megacittà da 25 milioni di abitanti, non potrà non incidere in modo molto drastico sulla mobilità privata in ambito cittadino.

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