Il sospetto mi era venuto il 24 febbraio scorso quando la Gm, nell’annunciare l’espansione del numero di auto coinvolte in un richiamo, aveva pronunciato con grande solennità delle scuse pubbliche nei confronti dei suoi clienti. Scuse ed inchino si fanno a Tokyo, non a Detroit. Se il Generale le aveva pronunciate, era segno che sotto il numero certo non impressionante di 1,6 milioni di vetture richiamate bolliva qualcos’altro.

Il difetto riguarda il commutatore dell’accensione della Chevrolet Cobalt, la più piccola delle berline che la Chevy produceva fino a quattro anni fa. La chiave una volta inserita resta libera di muoversi, e basta un nulla (un pendaglio del portachiavi oscillante ad esempio) a farla ruotare in modo da spegnere l’interruttore, e disattivare così accensione, impianto elettrico e airbag. La Gm al momento di annunciare il richiamo ha ammesso la responsabilità del difetto in 31 incidenti, di cui 13 mortali.

La procura dello stato di New York ci dice ora che il ritardo della denuncia è perlomeno sospetto. Il primo guasto era stato denunciato nel 2004; la prima morte nel 2005. Gli inquirenti sospettano che ingegneri e dirigenti della Casa abbiano insabbiato l’evidenza per risparmiare sui costi dell’intervento riparatore, con la speranza che il tempo e la buona fortuna li proteggessero da complicazioni.

Vi sembra di leggere un copione conosciuto? Il mio punto è esattamente questo. A 14 anni dallo scandalo delle gomme Firestone (250 morti a bordo di Ford Explorer che si ribaltavano) e a quattro da quello della Toyota (totalmente diverso, l’indagine della Nhtsa si è conclusa con un’assoluzione per la Casa giapponese), dovrebbe essere chiaro alle case automobilistiche che insabbiare e nascondere i problemi serve solo a fare esplodere i costi diretti e indiretti dello scandalo quando poi questo viene fuori, senza nemmeno parlare delle vite umane sacrificate dall’incuria dolosa.

Ma se il calcolo delle possibilità di essere scoperti contro quelle di farla franca fa ancora pendere la bilancia della decisione finale a favore del silenzio, questo vuol dire che il numero di scandali nascosti con successo al pubblico è di gran lunga maggiore di quelli che raggiungono le pagine dei giornali.

Per favore quindi: più controlli, e meno inchini. Tanto più che oggi arriva un’altra pesante accusa da parte del Center for auto safety, secondo cui “airbag difettosi” avrebbero provocato “la morte di 303 persone”.

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