La sicurezza, anzi l’insicurezza raccontata via tweet e un hashtag e poi messa pure su carta per farne un tweet libro: #dakarsottocasa. Serve? Serve, perché conoscenza è cultura e magari capita anche che possa aiutare a salvare vite umane. Mappando la situazione della rete viaria del paese a misura di pericolo per le due ruote.

“Strade e marciapiedi d’Italia sono in uno stato disastroso” #trappolestradali; “la polizia stradale è in ginocchio, la spending review colpisce duro” #abbandonati; “i numeri in questo caso valgono più di mille discorsi” #divietimoto.

Eccone alcuni: nel 2012, la presenza di ostacoli accidentali o fissi sulla strada ha provocato la morte di 88 centauri e il ferimento di altri 1.920, pari al 30% del totale (fonte Istat). Oppure: il costo sociale degli incidenti che vedono coinvolti veicoli a 2 ruote è stimabile in circa 8 miliardi di euro, dei quali più di 600 milioni sono imputabili alle infrastrutture. Andiamo peggio? No, almeno questo no: negli ultimi 5 anni (ultimo anno di riferimento: 2008) il numero delle vittime è diminuito del 31,5%; con riferimento al 2000, la riduzione di vittime tra gli utenti dei motoveicoli è ancora più significativa: – 37,6%.

Andiamo meglio? Si può fare molto ma molto di più. Perché secondo il Maids (Motorcycle Accidents In Depth Study), in Italia le infrastrutture inadeguate sono concausa di incidenti nel 25% dei casi, circa il doppio rispetto alla media europea. Perché sennò sarà sempre #dakarsottocasa. Intanto grazie all’autore, Vincenzo Borgomeo, giornalista di Repubblica che ha avuto un’idea utile, e alla promozione di Ancma Confindustria e di Eicma.

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