La notte più lunga di Sergio Marchionne in realtà è appena cominciata. Resterà fino al 2018, ha detto ad Auburn Hills John Elkann al termine della presentazione del piano quinquennale di Fiat Chrysler dopo circa dieci ore di slides e parole, perché tocca al manager realizzarlo fino in fondo.  Obiettivi non facili ma nemmeno campati per aria come era da subito chiaro (testimonia quel che ho scritto allora) per Fabbrica Italia, il precedente piano dell’aprile 2010 poi cancellato.

Vi riporto il giudizio del Financial Times su Lex di oggi:  gli investitori, come il management, dovrebbero essere soddisfatti, anche se non proprio eccitati. Il mio è che Marchionne deve dimostrare di saper portare a termine un piano industriale, dopo aver fallito i due precedenti. Questo vale – hanno detto ad Auburn Hills – 48 miliardi di euro di investimenti, da ricavare prossimamente in borsa e con nuovo debito, prima che da margini.

Il piano dice alcune cose precise (vi rimando a quanto scritto in diretta nella serata di ieri), anche se nello stile di Machionne: molti dettagli quando parla di Chrysler e di Jeep, pochissime notizie su dove, come e quanto appena illustra i piani di Fiat e Alfa Romeo.  Anche se per il marchio del biscione fa una eccezione che conferma la regola: solo per Alfa ha rivelato l’investimento, 5 miliardi di euro. Come dire: mi dovete credere anche se siete scettici, la rilancerò. Conferma comunque che non chiuderà stabilimenti in Italia e  lavoro per tutti, cosa più difficile da credere. E certo colpisce che tutto questo avvenga nel giorno in cui il gruppo annuncia una perdita netta nel primo trimestre, gravato dall’acquisizione Chrysler.

Marchionne moltiplica in particolare pane e pesci quando parla di Jeep e Alfa. Dal marchio americano conta di ricavare la maggior parte dei profitti grazie anche a una espansione lineare (con produzione in Cina dal 2015), da quello italiano di fare quello che né lui né i suoi predecessori sono mai riusciti a fare: trasformarlo in un marchio premium e bandiera del made in Italy come la Ferrari, progettato, sviluppato e costruito solo nel nostro paese (cosa che domani non farà più nemmeno la Porsche). L’ad si è speso molto anche per il rilancio del marchio Chrysler, piuttosto appannato:  non poteva fare diversamente, dopo averlo comprato con i soldi loro.

Le cose non dette sono due e suonano come un de profundis. Sul destino della Lancia nemmeno un parola. E un ringraziamento sospetto a Luca Cordero di Montezemolo, il presidente della Ferrari grande assente, unico tra i responsabili dei tanti marchi che non ha parlato del suo. Marchionne ha parlato lui di Ferrari, dicendo che non la venderebbe nemmeno per 17 miliardi di dollari. L’impressione è che sia a un passo dal prendersi quella poltrona che chiede indietro da almeno 4 anni. E chissà che Montezemolo – che mi risulta abbia puntato i piedi fino all’ultimo per tenere un piede in due scarpe –  voli davvero verso la presidenza di Alitalia-Etihad, se ci sarà l’accordo.

Commenti
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    Certo che i precedenti non depongono a favore del CEO Sergio Marchionne, tutte le promesse di crescita faraonica e di moltiplicazione dei modelli fatte negli altri piani industriali sono state clamorosamente disattese.
    Trovo le previsioni di crescita su Fiat un filo ottimistiche, come le 180.000 unità della 500X che con la rete di vendita disastrata in Europa sono un’utopia. Mentre su Alfa Romeo possiamo solo sperare che siano veri i 5 miliardi di investimento che però non sono sufficienti a lanciare 8 nuovi modelli.
    Colpisce poi il silenzio sull’utilizzo della tecnologia ibrida o elettrica, e il silenzioso necrologio della Lancia destinata a diventare un’extension del brand Fiat (ma non doveva arrivare a produrre 300k auto nel 2014?)
    dobbiamo però crederci e sperare che questa volta sia vero.

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    Aston15, sulla tecnologia assente nel piano consiglio la lettura del post qui sotto di Alessandro, di cui nessuno ha finora parlato. Grazie dell’attenzione f

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    la sostanza, come dice Alessandro, è che FCA non crede all’elettrico o alla tecnologia ibrida plug-in e farà qualche modello obtorto collo. tra un po’ vedremo se ha ragione SM o se Toyota & co. stanno buttando via i soldi. scommetterei dei soldi sul fatto che FCA questa tecnologia tra qualche anno cercherà di comprarla da qualche carmaker.
    ai posteri l’ardua sentenza
    aston15

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