Bruxelles, giugno, sala congressi di un hotel del centro città. L’occasione è l’Automotive News Europe Congress 2014 e l’ospite d’eccezione è Carlos Tavares, approdato da non molto alla guida del gruppo PSA Peugeot Citroen.
“Non sono riusciti a gestire due marchi, perché dovrebbero farcela con tre?“, la frase è di quelle che si prestano a scarse interpretazioni e viene da un tipo di persona abituato a pesare le parole, un analista finanziario di una grande banca d’affari europea. Il soggetto sottinteso è PSA, un gruppo che ha “bruciato” 6 miliardi di euro negli ultimi due anni e che, per stessa ammissione di Tavares, è stato vicino alla bancarotta.
Da giugno ad oggi: la notizia è che la cura Tavares sembra funzionare. E con ampio anticipo rispetto ai tempi stabiliti. Il taglio dei costi di 600 euro a vettura entro la fine dell’anno, che passa attraverso un minor costo del lavoro, riduzione delle rimanenze e ottimizzazione delle forniture, ha fatto balzare il cash flow operativo dai 203 milioni dell’anno scorso, a 1,67 miliardi di euro. Le perdite, pari a 114 milioni di euro, si sono ridotte a un quarto del risultato precedente. Il comparto auto è tornato “nel nero” per la prima volta dal 2011, con un EBIT positivo per 7 milioni di euro, rispetto al precedente rosso da 538 milioni. Certo, i rischi permangono, come ha sottolineato nei giorni scorsi anche la Reuters, e il turnaround di Tavares è solo all’inizio, ma la strada intrapresa sembra quella giusta.
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