Senza Montezemolo, che Ferrari sarà? Cinque riflessioni, in attesa che Marchionne ci dia la sua risposta. L’unica che vale.

1) Non sono mai stati “indispensabili” giornalisti montezemoliani, fan pronti a stendere tappeti rossi al presidente della Rossa. Ma non pensavo che scomparissero alla velocità della luce dopo il suo licenziamento. Due voci due ho letto in difesa del presidente della Ferrari, qui su Automotive News Europe e sul Wall Street Journal. E adesso? Mah, le Ferrari restano, i presidenti passano.

2) In Formula 1, il direttore sportivo Marco Mattiacci sta ancora studiando. In aprile, non sapeva nulla di corse in pista e vendeva Ferrari da strada dove si vendono da sole, in America e in Cina. Il futuro di Alonso – resta, non resta – non dipende da lui ma da quanti soldi Marchionne è disponibile a mettere sul piatto. Forse.

3) “Il nostro business – ha detto recentemente Bernie Ecclestone al Financial Times riferendosi alla formula 1 e alle sconfitte della Ferrari – è come un ristorante. Hai bisogno delle persone giuste. E loro evidentemente non le avevano”.  Montezemolo ha fatto sicuramente degli errori nella squadra, ma quanti rischia di farne Marchionne in un “ristorante” che non ha mai frequentato?

4) Aumentare la produzione delle Ferrari – come ha fatto capire Marchionne – del 43 per cento, da 7.000 a 10.000 l’anno, significa mettere mano ai processi in fabbrica. Ne sarà capace Harald Wester, il candidato numero uno a sostituire l’amministratore delegato Amedeo Felisa, tra novembre e dicembre?

5) Marchionne è un dealmaker, non un salesman. Montezemolo era capace di vendere porta a porta oggetti esclusivi, telefonando di persona allo sceicco come al banchiere per piazzare una macchina. Chi a Maranello venderà il 43 per cento in più di Ferrari?

Commenti
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    Aggiungo una sesta considerazione. Come sta dimostrando Porsche, vendere tremila auto di lusso in più il primo e secondo anno non è un problema, con la richiesta che c’è tra i clienti neo arricchiti, magari cinesi.
    La questione è riuscire a farlo negli anni successivi senza vedere i clienti importanti scappare. Perché l’esclusività è un concetto rarefatto, che Montezemolo ha saputo padroneggiare magistralmente, ma del tutto ignoto a un produttore di pickup per boscaioli (principale attività del gruppo Chrysler, checché se ne dica).

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    Caro Francesco,
    hai ragione sui “montezemoliani” scomparsi. So che leggi soprattutto la stampa estera ma vorrei segnalarti il mio modesto commento pubblicato nella mia rubrica su Autoblog.it.
    Quelli che stendono tappeti rossi non lo fanno in omaggio alle persone ma semplicemente al potere… di turno. E questo tu l’hai sempre saputo. Ricordi il “caso” Ghidella? E perfino Cantarella. Sono curioso di vedere come andrà alla conferenza stampa di Parigi così ne potremo palare a caldo. Ci vediamo al salone.

    http://www.autoblog.it/post/365946/ferrari-quando-luomo-col-gessato-incontra-quello-col-maglione

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    Hai ragione Claudio, e sui media italiani sei comunque in ottima compagnia con Massimo Nascimbene per quanto scritto sul rinnovato Quattroruote di settembre. A’ bientot alors

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