Sguardo attento, pelata lucente e baffoni d’ordinanza sono quelli di Dieter Zetsche, Ceo di Daimler Group, che al Salone di Parigi ha voluto associarsi alla moda lanciata da un altro kaiser dell’auto tedesca, Martin Winterkorn del gruppo Volkswagen: fare visita allo stand Hyundai.

Se i blitzkrieg del delfino di Ferdinand Piëch oramai non fanno più notizia – anche quest’anno, comunque, ha trovato il tempo di fare un salto e di definire l’assemblaggio della i20 “curato come quello di una Bmw” (non si capisce se sia un elogio per i coreani o un sottile insulto per la casa bavarese) – quello del boss Mercedes-Benz solleva più di una domanda. Che ci fa uno che produce auto di lusso allo stand di un costruttore generalista?

Non si tratta di spionaggio per conto dell’amico Carlos Ghosn ma d’interesse diretto in un prodotto ben preciso: il nuovo H350.

Lo Hyundai H350 è il primo Light Commercial Vehicle (LCV) coreano esplicitamente progettato per il mercato europeo. Sviluppato prendendo a riferimento il Fiat Ducato e – manco a dirlo – il Mercedes-Benz Sprinter, verrà prodotto in Turchia nelle varianti con pianale, trasporto passeggeri e furgone. I contenuti tecnici puntano in alto e il rapporto costi/contenuti, se seguirà la falsa riga di quello delle autovetture, sarà il vero punto forte dello Hyundai H350.

In Europa le vendite di van nel 2013 sono state pari a 1.374.518 unità totali, mentre i primi otto mesi del 2014 hanno visto un incremento del 11,1% su base annua, quasi doppio rispetto a quello dell’auto (dati Acea). Quello dei veicoli commerciali in Europa è quindi un mercato dai numeri consistenti, in netta ripresa dopo la crisi finanziaria del 2008 e dominato esclusivamente dai produttori locali.

Non stupisce, di conseguenza, che Hyundai voglia essere parte del gioco, così come non stupisce – a maggior ragione – che Zetsche abbia voluto fare un salto a controllare come stanno le “bestie feroci” coreane. Così, per vedere di nascosto l’effetto che fa.

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