Se non è premium, che berlina è? I numeri parlano chiaro: in Italia il 59% del segmento D (berlina e wagon) è nelle mani dei costruttori premium. Solo 4 anni fa la quota era del 43%. Non stupisce quindi che la nuova Volkswagen Passat, in arrivo a novembre, punti diretta al mercato premium. I tedeschi la chiamano “missione leadership”: conquistare il primato del segmento D proprio ai danni delle case dell’alto di gamma. Mercedes, Bmw e soprattutto, obiettivo neppure tanto nascosto, quella Audi A4, oggi in testa nella classifica delle wagon (le familiari valgono il 76% del segmento).  Tanto più se la prevista nuova generazione della A4 ha saltato un giro: doveva essere presentata allo scorso Salone di Parigi e non si è vista. Colpa, si dice, della piattaforma MLB, anche se Ulrich Hackenberg, a capo dello sviluppo e ricerca Audi, a Parigi ha negato tutto.

Nel frattempo, la Passat è cresciuta in termini di qualità costruttiva, contenuti tecnologi (in parte, a dirla tutta, in gran parte già visti sulla Golf) e efficienza dei motori (ci sarà anche una versione ibrida plug-in). Difficile trovare qualche difetto. Missione possibile quindi. Anche se qualche perplessità è generata dal prezzo: la qualità si paga e la nuova Passat, nella versione più appetibile Variant, parte da quasi 30 mila euro. Forse troppi per un marchio alto ma “non premium”.

Il problema potrebbe venire dal cliente business che vale oltre il 75% delle vendite del segmento: con una minima differenza sul canone di noleggio, meglio scegliere, ad esempio, una Passat o una Audi A4? L’arma in più per Volkswagen nei confronti delle flotte potrebbe però essere il 1.6 TDI da 120 cavalli: in un periodo di downsizing, può essere la carta vincente. C’è poi la dotazione di serie più ricca. In breve: si risparmia (poco) nell’acquisto, costa meno mantenerla e resta alto valore residuo. Tutto questo conterà davvero? Oppure i quattro anelli della calandra Audi resteranno un’attrazione irresistibile?

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