M’inserisco nel dibattito sull’italianità di FCA tra il post di Francesco e quello di Diodato perché penso vi sia un altro elemento che contribuisce a fare la “nazionalità” di un Gruppo automobilistico oltre a quelli amministrativi e finanziari: l’amore per la propria storia. Che significa promuoverla, valorizzarla nel tempo, farla conoscere. A maggior ragione se è una storia che rappresenta un pezzo del paese.

Di esempi ce ne sono tanti, ma vi riporto quello del Museo Aventure Peugeot di Sochaux che ho visitato in questi giorni. Esiste dalla fine degli anni ’80 e racchiude ogni possibile cimelio commercializzato nei due secoli di vita del marchio che ha prodotto macina caffè, seghe per tagliaboschi e la prima automobile del mondo nel 1891. Per i Peugeot questo luogo rappresenta l’album di famiglia e, infatti, è gestito attraverso un’associazione fondata da Pierre Peugeot con l’obiettivo di preservare la storia a prescindere dal destino dell’azienda. Il che significa che ogni auto che entra nel museo viene regolarmente fatturata da PSA. A scanso di equivoci. Il visitatore percepisce subito il valore del luogo, l’amore – appunto – di chi l’ha voluto così speciale: carico di storia, con un allestimento curato in ogni singolo dettaglio, ma semplice allo stesso tempo, senza effetti speciali. Ogni anno viene visitato da 80 mila persone, a cominciare dagli studenti delle scuole francesi che qui hanno l’opportunità di ripassare la storia industriale del loro paese nel modo migliore: toccandola con mano. Poi ci sono i collezionisti che vengono a cercare pezzi di ricambio, gli appassionati che organizzano raduni di auto d’epoca e ovviamente i turisti. Tutti possono contare su un museo aperto 7 giorni su 7.

Dopo che visiti un posto del genere, rimani ancora più perplesso pensando che in Italia non esiste alcun museo dell’avventura di chi ha fatto la Fiat. Che nessuno abbia mai provato a spiegare agli italiani che la storia della Fiat non si può ridurre all’equazione “Agnelli = aiuti di stato”. Che uno dei musei automobilistici più preziosi al mondo come quello dell’Alfa Romeo di Arese non può essere chiuso dal 2011 … Allora mi chiedo: se nessuno dimostra di “amare” la storia (italiana) di questo Gruppo, perché mai dovrebbe interessare la sua nazionalità? E a chi?

Commenti
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    In verità a Torino c’è il museo dell’automobile ed è fantastico. Fiat, come logico pensare, è largamente rappresentata.

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    Questione di opinioni. 1-Col recente restauro il museo di torino è stato “teatralizzato” a beneficio delle scolaresche e danno delle collezioni finite in parte in garage. 2-Non è comunque – o per fortuna- un museo del marchio. 3-Ricordo che il museo Mercedes di Stoccarda dal 2006 ha visto passare 4,2 milioni di visitatori.
    Tutto ciò a Marchionne però interessa poco, tant’è che ha cercato di vendere parte delle vetture del museo Alfa Romeo. E se non ci è riuscito è perché è intervenuta la soprintendenza…

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