Qualcosa ha agitato nelle scorse ore l’industria dell’auto in Cina. E’ il caso di BYD, una delle più importanti Case auto cinesi. Il titolo alla Borsa di Hong Kong è precipitato quasi del 29% dopo essere stato in caduta libera fino a -47%. Quasi un terzo del valore perso in poche ore. Nessuno sembra sapere il perché. La BYD si è affrettata a comunicare che non c’è alcun tipo di problema e tutta la produzione (auto e batterie per smartphone) è regolare.

Così come nessun impatto ci sarebbe sui profitti dell’industria cinese legata alla crisi del rublo: secondo quanto avrebbe dichiarato il presidente Wang Chuanfu a Bloomberg, il volume d’affari in Russia dell’industria cinese sarebbe di circa 1 milione di dollari. Poco o nulla. Si parla anche di una possibile uscita da BYD di Warren Buffet, il famoso finanziere americano chiamato “l’oracolo di Ohama”, che con la sua Berkshire Hathaway detiene il 10% dell’azienda cinese.

Visto da queste latitudini la notizia sembrerebbe senza interesse se non fosse che BYD è una delle industrie auto più attive verso l’auto elettrica. I suoi taxi a batteria sono già presenti in Olanda, Belgio, Stati Uniti, Inghilterra, … . Insieme a Mercedes, BYD  ha creato il marchio Denza, con il quale conta vendere in Cina un’auto elettrica sviluppata sulla base di una Classe B. Chuanfu ha smentito poi l’eventuale passo indietro del Governo cinese sugli incentivi per elettriche e ibride plug-in. Eppure il titolo è andato giù. Come le speranze dell’auto elettrica che proprio sulla Cina punta per far decollare le vendite?

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