Tesla Model S

L’altro giorno in una strada di Chelsea a New York mi è caduto l’occhio su un parcheggio a più piani di quelli automatizzati: all’interno c’erano due Tesla Model S. Due in un solo parcheggio non sono poche. Tanto più se al vicino New York Auto Show, di Tesla non ne avevo vista neppure una. L’industria automobilistica più innovativa degli Stati Uniti ha snobbato il salone newyorchese. Nonostante lo show sia da sempre dedicato al premium e al lusso, segmenti dove la Model S, con un prezzo tra 71 mila e gli oltre 100 mila dollari, va a pescare i propri clienti.

E’ probabile che Tesla non creda all’idea di un Salone dell’auto tradizionale in una piazza simbolica come New York (a Detroit, in Cina e a Ginevra però è presente) come non crede nelle concessionarie, tanto da voler vendere le auto direttamente senza intermediari scontrandosi però con legislazioni differenti Stato per Stato (solo negli ultimi giorni ha ottenuto l’ok in New Jersey ma è stata bloccata in West Virgina). Il fondatore Elon Musk crede che possa essere sufficiente un tweet, lanciato qualche ora prima dell’apertura dell’Auto Show, per far parlare di Tesla anche in sua assenza.

Eppure le cose a Tesla non sembrano poi andare male. Di guadagnare con le elettriche non se ne parla proprio, la capitalizzazione in borsa nell’ultimo mese ha perso quasi il 6%, nel frattempo però i crediti sulle emissioni fanno entrare soldi a spese zero in cassa senza troppa fatica.

E le vendite iniziano a salire: nel primo trimestre dell’anno, Tesla ha annunciato di aver venduto 10.030 unità, il 55% in più rispetto allo stesso periodo del 2014, in vista di un risultato record a fine anno di 55 mila pezzi, oltre 20 mila in più del 2014. L’obiettivo, appena confermato, è arrivare a 500 mila Tesla elettriche entro il 2020 grazie all’arrivo di due modelli di volume: il suv Model X (2016) e la futura compatta (2018). A quel punto però forse non basterà un tweet e sarà difficile continuare a snobbare il New York Auto Show.

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