Renzi sbarca stamane nel pianeta Melfi della galassia Fiat. Lo fa a due anni e mezzo dalla visita di Mario Monti che, complice la scorta di Marchionne e l’imminenza delle politiche 2013, fece titolare al Foglio: “Qui nasce il partito dei padroni”. Di quel parto restano le immagini della location: la fabbrica e il suo popolo di tute grigie. Già, che fabbrica trova Renzi?

Ormai tutti sanno che Melfi è lo stabilimento che sforna Jeep Renegade e Fiat 500X. Che è l’unico stabilimento d’auto in Europa a ciclo continuo, ovvero che lavora su 20 turni, 7 giorni su 7. E non è certo un segreto che qui 1.500 ragazzi neassunti hanno appena tagliato il traguardo dei primi tre mesi di lavoro  e che in molti si aspettano che oggi il premier e Marchionne annuncino nuove assunzioni.

Ma pochi sanno che Renzi entra in una fabbrica per molti aspetti “nuova” anche per Fiat. Tant’è vero che per le 278 stazioni di montaggio di Melfi da qualche giorno sta circolando una squadretta di psicologi. Perché Melfi è un gigantesco esperimento non solo produttivo ma soprattutto umano. A 4.000 operai di 40/50 anni con la terza media si sono aggiunti  in 3 mesi 1.500 “marziani”, spesso ventenni e con diploma. Logico aspettarsi frizioni e persino qualche episodio di “nonnismo” più o meno scherzoso, magari  con la “cessione” ai nuovi arrivati delle postazioni più scomode.

Nel ’93, quando la fabbrica nacque, si scatenò una guerra fra poveri (vedi il libro di Vittorio Rieser, sociologo vicino alla Cgil, Lavorare a Melfi, Calice Editore) per accaparrarsi le posizioni migliori. Invece, almeno finora, pare che nella Melfi partecipativa e toyotista del sistema produttivo World Class Manufacturing tutto sia filato liscio.

Ed è un fatto che anche il nuovo sistema dei turni (una domenica ogni 8 in fabbrica) è stato accettato dagli operai quasi senza colpo ferire. Con notevole sollievo del gruppo dirigente della fabbrica che ancora ricorda i 21 giorni di sciopero del 2004 contro la doppia battuta, ovvero i turni che costringevano gli operai a lavorare due settimane consecutive di notte ogni due/tre mesi.

L’assenteismo resta inchiodato intorno al 3%. E i notturni e gli straordinari garantiscono paghe da ceto medio, che oscillano intorno ai 2.000 euro netti in un’area dove gli affitti difficilmente superano i 350 euro mensili per un appartamento.

In attesa che gli psicologi compongano il puzzle scientifico del profilo operaio di Melfi, un elemento forse aiuta a capire la chimica di questo stabilimento: nello scorso autunno – quando nessuno parlava di assunzioni – città e paesi della Lucania e della Puglia ospitarono una mostra itinerante che si chiamava “La nostra fabbrica”. Un tir carico di video e di operai spiegava che lo stabilimento di Melfi non era solo uno stipendificio ma una ricchezza del territorio e dei suoi abitanti. Un messaggio a bassa frequenza ma forse più efficace di uno spot tv.

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