Qualcuno continuerà a non crederci, però una rivoluzione nel mondo dell’auto è in atto. Se non altro nel modo di pensare e proporre soluzioni innovative. Nelle scorse ore, quasi contemporaneamente, GM e Nissan hanno annunciato dei programmi di riutilizzo delle batterie delle loro auto elettriche. Il problema è chiaro: a differenza del resto della vettura, le batterie sono più difficili da riciclare. Per ammortizzare i loro costi elevati, bisogna poi provare ad allungare il più possibile la vita utile.

Per questo Leaf e Volt, dopo aver abbandonato la strada, inizieranno una second life, per dirla all’americana. D’altronde a fine ciclo di vita, il pacco batterie dell’auto elettrica potrebbe avere ancora circa l’80% della sua capacità di accumulare energia. Perché non sfruttarlo? Anche perché i numeri, soprattutto della Leaf, iniziano a essere interessanti con 178 mila unità vendute dal lancio.

C’è un altro aspetto a mio avviso molto interessante. L’energia prodotta da fonti rinnovabili deve essere consumata subito: se la rete non è in grado di assorbirla, ad esempio quando la domanda è ridotta, l’energia verde è persa. Un lusso che non ci si può permettere. Le batterie al litio esauste dell’auto elettrica potrebbero servire proprio come stazioni di stoccaggio per energia eolica o solare da utilizzare (a costi ridotti) poi nei picchi di domanda. Tanto più se le recenti revisioni del Conto Energia favoriscono economicamente l’elettricità autoconsumata.

Non solo con i sistemi di accumulo, edifici residenziali o commerciali, potrebbero essere indipendenti dalla rete e consumare energia a zero emissioni, soprattutto se, come dicono le stime, la produzione da fotovoltaico in Europa nel 2030 coprirà dal 10 al 14% della domanda elettrica. Un nuovo mondo costruito anche dall’industria automobilistica che non è niente male.

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