Renault è un marchio generalista, bandiera dell’industria nazionale di Francia un tempo chiamata “vetrina sociale” del paese. Lo ricordo perché oggi un po’ tutti i costruttori di auto sono alla ricerca di una nuova identità: i marchi del lusso fanno modelli piccoli, i generalisti vogliono diventare premium, i marchi low cost ambiscono a essere di moda e, quelli che lo erano, a non essere più percepiti come low cost. Tutti con l’obiettivo comune di fare soldi in un business che facilmente distrugge valore. E Renault che fa?

Renault ha in mente di riuscire lì dove nella storia non è mai riuscita veramente. Vendere bene modelli alto di gamma, con margini impensabili sui modelli più piccoli. Nei quali invece ha dimostrato (sempre storicamente) di essere maestra e con i quali sta ottenendo in questo momento picchi di crescita a due cifre in Europa (+10,6% di vendite nel primo semestre 2015).

La domanda: Renault vuol fare la premium adesso con il nuovo monovolume/crossover Espace e la nuova berlina Talisman, 485 centimetri di lunghezza entrambe, stesso pianale, forte identità di design, tanta tecnologia imbarcata?

“La parola premium non mi piace molto perché non è Renault”, sento dire con estrema chiarezza da Bernard Chrétien, direttore generale di Renault Italia (Carlos Ghosn si era già espresso), in occasione della presentazione dei risultati del primo semestre nel nostro paese (+20,6%). “Capisco – continua Chrétien – che c’è necessità di avere categorie, ma il premium porta al lusso e il lusso non è la nostra sfera.  Lusso significa esclusione, o almeno per noi sarà così per i prossimi cinque anni o non so…La nostra idea è di proporre ai clienti dei modelli con qualità, prestazioni e confort che sono da auto di lusso, al livello più alto possibile”.

Bon. Zero rischi, sacro e profano al loro posto, e se un giorno Chrétien e Renault non avessero da passare all’incasso, almeno nessuno potrà dir loro: è andata come con la Vel Satis.

 

 

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