Marchionne ha appena “costretto” mezzo mondo dell’auto ad occuparsi dell’ennesima capriola finanziaria intorno alla possibile alleanza di FCA con GM. Una sortita divisiva, come sempre accade a Marchionne. E chi non ne condivide stile e strategie (vedi intervista a Massimo Mucchetti su Repubblica)  ha accennato anche a possibili problemi industriali e di occupazione per l’Italia con la sovrapposizione fra le fabbriche italiane di Fiat e quelle tedesche di Opel.

Chi invece tifa per Marchionne, va da sè, non vede grossi problemi nell’integrazione fra un costruttore generalista come Opel e gli stabilimenti del Belpaese ormai destinati a sfornare soprattutto Alfa, Maserati e Jeep.

Ma, al di là delle opinioni, il caso ha voluto che il giorno dopo l’intervista di Marchionne ad Autonews venissero diffusi i dati delle vendite di agosto sul mercato americano. Dove, tra l’altro, è spuntata una novità interesante proprio per l’industria italiana: il mercato yankee, per la prima volta da sempre, ha assorbito più di 10.000 auto made in Italy.

Per l’esattezza (fonti: Carsitaly.net e Goodcarbadcar.net) si tratta di: 8.156 Jeep Renegade; 1.245 Maserati; 1.029 Fiat 500X e 75 Alfa 4C. Complessivamente le auto italiane hanno coperto oltre il 5% di tutte le vendite mensili di FCA USA che ad agosto hanno superato quota 200.000. Una nicchia non più piccolissima, dunque. Anche in valore. Perché se si dà una valutazione grossolana di 20.000 euro ai Suv di Melfi, di 80.000 euro alle Maserati di Grugliasco e di Modena e di 50.000 euro alle Alfa si ottiene una somma piuttosto consistente: circa 300 milioni di euro.

Una proiezione su base annua colloca il flusso di denaro verso l’Italia su quota 3/3,5 miliardi di euro. Ma è possibile che nel 2016 l’arrivo della Giulia e del Suv Levante della Maserati possa far lievitare ulteriormente questa torta. E si tratta di numeri fondamentali per giudicare il dossier GM-FCA dalle catene di montaggio italiane.

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