Ho seguito da vicino la vicenda che da tempo vede il CEO di Renault-Nissan, Carlos Ghosn, scontrarsi con il ministro dell’economia francese, Emmanuel Macron, e devo dire che mi incuriosisce molto. Istintivamente, faccio il tifo per Macron, non necessariamente perché penso abbia ragione – un po’ com’è stato fare il tifo per Valentino contro Lorenzo – ma perché mi diverte il fatto che riesca a far arrabbiare Ghosn. Il primo ha 37 anni, ed è un brillantissimo ex-banchiere d’affari di Rothschild diplomato all’Ena (École nationale d’administration), il secondo ha 61 anni, da 16 è a capo di Nissan e da 9 di Renault.

La questione è nota, e riguarda la governance di Renault: da un lato, Ghosn è sotto pressione di Nissan per ottenere diritti di voto in Renault, dall’altro è sotto attacco del governo francese per procedere a una fusione tra Renault e Nissan dopo 16 anni di alleanza.

Ghosn non è certo il tipo che ama essere sotto pressione e, con l’appoggio dei directors del board di Renault (tra cui la moglie di Tony Blair, Cherie), sta cercando in tutti modi di opporsi all’iniziativa di Macron: il giovane ministro vorrebbe utilizzare una nuova normativa, la cosiddetta legge Florange, che consente al governo francese, come azionista di lungo periodo, di raddoppiare i diritti di voto, dopo che lo scorso aprile aveva già aumentato la quota in Renault dal 15 al 19.7% senza informare Ghosn.

Va detto che Renault controlla il 43.4% di Nissan e, grazie alla nuova norma, acquisirebbe circa un terzo dei diritti di voto, un livello che imporrebbe un’offerta pubblica di acquisto sull’intero capitale di Renault e Nissan. Al contrario, i giapponesi possiedono solo il 15% della casa francese, senza alcun diritto di voto, pur avendo contribuito al 65% dei profitti netti di Renault negli ultimi dieci anni

Venerdì scorso, il board di Renault, riunitosi in seduta d’emergenza, ha dovuto concludere che si rendono necessari ulteriori colloqui col governo, mentre lunedì il primo Ministro Valls ha smentito che il governo voglia una fusione, ha ribadito la fiducia al management e ha detto che rivenderà il 4.7% rilevato ad aprile non appena le condizioni di mercato miglioreranno.

Traducendo dal francese, il braccio di ferro continua. E i più maligni sostengono che in realtà Macron voglia da Ghosn un preciso impegno circa la sua successione, dopo che lo scorso anno Ghosn ha firmato un contratto per rimanere CEO di Renault ancora per quattro anni fino al 2018 (il contratto con Nissan scade invece nel 2017).

Inevitabilmente, questa vicenda – così come quella di Volkswagen, in cui il ministro dei trasporti tedesco, Alexander Dobrindt, 45 anni, è stato finora assai più trasparente del nuovo CEO di Volkswagen, Matthias Müller, 62 anni – fa riflettere su come sia passata totalmente sotto silenzio la notizia del rinvio del lancio della nuova Alfa Romeo Giulia e e del nuovo SUV. Nessuna reazione da parte del governo italiano, con buona pace degli impegni occupazionali legati all’obiettivo di vendere 400mila Alfa entro il 2018.

Se è vero che a Melfi, grazie a 250mila unità prodotte di Renegade e 500X, la capacità produttiva quest’anno è più che raddoppiata al ritmo di tre turni al giorno per sei giorni alla settimana, a Cassino e Mirafiori la situazione langue, mentre a Grugliasco il “miracolo” Maserati (il cui successo, insieme a quello di Alfa, è cruciale per compensare nel portafoglio di FCA la perdita di Ferrari) sembra già svanito, e l’obiettivo di venderne 75mila entro il 2018 ormai fuori portata.

Al punto che perfino Sergio Marchionne, 63 anni, sente il bisogno di rallentare: “We need to take a deep breath and just work our way through the issues and effectively get ready for the Levante launch“, salvo poi, riferendosi all’ipotesi di fusione con GM, affermare: “Se arriverà dopo il 2018, non la farò io, perché sono stanco e smetterò di fare questo mestiere”.

E Renzi, che nel 2018 avrà 43 anni, che dice?

Commenti
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    Renzi non dirà nulla e soprattutto non farà nulla. Lui e il filosofo sono sempre stati pappa e ciccia.
    Il ritorno della cassa integrazione per gli operai di Grugliasco è stato già un brutto campanello d’allarme, ora viene il rinvio della Giulia e del Suv alfa, e proprio ieri Marchionne farneticava di DNA ferrari in F1, di renderla questo e quest’altro, dicendo tutto e niente.
    BAH!
    A me sembra proprio che Marchionne stia soltanto cercando di “tirare a campare” con le sue chiacchiere da imbonitore di fumo fino al 2018. Racimolerà il suo gruzzolo fatto di bonus e speculazioni finanziarie e tanti saluti a tutti.

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