Il Land Rover Defender, Defender e basta per gli appassionati, finirà la sua carriera settantennale all’inizio del 2016. Il marchio inglese chiude la produzione del Defender non perché i proprietari indiani non ne vogliamo più sapere ma perché non si riesce più ad aggiornare – e dunque a rendere competitivo sul mercato – un modello che resterà le cuore di molti e nel garage dei pochi che l’hanno comprato, nuovo o di quarta mano che sia. Tanto, il Defender non muore mai.
Curioso che il più famoso del fuoristrada che non è mai stato suv ci lasci nel momento in cui i suv eredi si vendono come il pane. Il Defender molla perché consumi ed emissioni non sono più in linea nemmeno se montasse un software delle meraviglie, perché pare che non possa avere (leggo) il bluetooth e non riesca a connettersi a niente, soprattutto perché le sue forme squadrate e rivestite di alluminio non possono essere piegate alle norme sulla sicurezza dei pedoni in caso di incidente.
Il Defender è insomma un ferro vecchio, dell’età dell’oro se per caso ne vedete uno parcheggiato vicino all’intrigante Land Rover Evoque, oggetto di indiscutibile successo grazie (diciamolo) al design. Ma se i ferri vecchi sono cose come il Defender, le Chevy e le altre auto americane circolanti a Cuba, il Maggiolino prima serie e la Citroen DS quando imitava le cattedrali gotiche, beh, onore al Defender.
ps Non ditelo a quelli della Land Rover: sono anni che si rompono la testa sul modello che prenderà il posto del Defender, prima o poi dovranno avere il coraggio di mostrarcelo.
Purtroppo bisogna rassegnarsi, le norme attuali non permettono la creazione di auto così geniali sottto il profilo della manutenzione, della semplicità costruttiva (relativa). Gli appassioanti di Dfender dovranno accoglier l’erede con questo spirito, altrimenti vivranno solo di rimpianti.Lo studio dove lavorava mio padre come topografo usava una Mehari per i lavori , anche quella è un’auto impossibile da replicare anche solo per mettere euro 6 un bicilindrico ad aria…