Marchionne da La Stampa, per andare sul sicuro: “Preferirei fare il giornalista, fare domande senza avere la responsabilità di dare risposte. Rompere le scatole agli altri: è il mio sogno”. Tutto questo dal 2018, quando (dice ora) lascerà FiatChrysler. Sarà pure stata una battuta per una domanda che lo infastidiva, ma a pensarci, chi non assumerebbe uno come Marchionne in giornali in crisi di vendite che nemmeno l’Alfa Romeo?
Marchionne sarebbe davvero un giornalista di razza, come si diceva una volta. Colto, scrive da solo i suoi discorsi, laureato in filosofia, potrebbe occuparsi di tutto e non solo di economia e finanza, come la sua attività odierna suggerirebbe. Outspoken e senza nessun timore reverenziale come non lo sono più purtroppo molti giornalisti, Marchionne farebbe benissimo quel che a volte sembra non tollerare da parte della stampa oggi al di là della barricata: “Rompere le scatole agli altri”.
Che poi, mi auguro, quel “rompere le scatole” di Marchionne sia solo un modo di dire. Perché il lavoro del vero giornalista si basa o dovrebbe basarsi su un altro modus operandi: non prendere nulla per verità colata. Ma capire, verificare, interrogare, dubitare, non fare errori. E risultare perfino scomodo a qualsiasi interlocutore, se serve.
Chi non assumerebbe Marchionne come giornalista (o come blogger)? L’Economist, dato che l’uomo padroneggia bene la lingua inglese, anche se lì potrebbe sembrare un raccomandato di casa Agnelli-Elkann?
Speriamo che nel 2018, data per la quale circolano riservatamente scenari catastrofici sulle sorti di grandi gruppi editoriali italiani, da noi ci sia qualcuno in grado di dargli un computer e una connessione, semmai si decidesse a fare il salto. E che, da bravo giornalista, non gli capiti mai di essere messo in una black list da qualche azienda, perché sgradito.
Per me può cominciare anche domani il suo nuovo lavoro. Prima è meglio è, soprattutto per Alfa Romeo, Maserati e Lancia.