L’industria dell’auto balla con il prezzo del petrolio in discesa. Difficile prevedere esattamente chi ci guadagna e chi  ci perde,  perché entrano in gioco non solo aspetti economici, ma anche equilibri geopolitici mondiali e per parlare solo di questi non basterebbe un’enciclopedia. Possiamo limitarci ad osservare i fatti cercando di mantenerci lucidi e razionali, per quanto possibile, in momenti in cui il nervosismo la fa da padrone.

Il petrolio iraniano è tornato sul mercato e i mercati  hanno “festeggiato” buttando il prezzo sotto i 28 $ al barile (il livello più basso dal settembre 2003), per poi rimbalzare nuovamente intorno ai 29 $ nella giornata di lunedì. Quando l’Opec ha pubblicato il suo rapporto mensile,  nel quale “prevede” una stabilizzazione del mercato, grazie al dazio che i produttori non-Opec dovranno pagare alla discesa dei prezzi. Ma a che livello?  Sabato l’Economist  ha scritto: “$20 is the new $40”.

Il prezzo del petrolio, dall’estate del 2014 ad oggi, ha perso circa il 74%. E  proprio nel 2015, si è registrato il dato record di auto vendute negli Stati Uniti. Quasi 18 milioni, tra auto, pickup, truck, insomma qualunque cosa abbia quattro ruote o anche di più! Un caso? La discesa del prezzo del petrolio è vista universalmente come un indicatore di una debole crescita economica, ma la storia dimostra esattamente il contrario e cioè che la discesa del prezzo del petrolio fa presagire un miglioramento dell’attività e non una recessione.

Tutte le recessioni globali, dagli anni ’70 in poi, sono seguite a un violento aumento dei prezzi del petrolio e non a un declino. Una discesa di 60 $ del prezzo del petrolio “redistribuisce” circa 2 trilioni di dollari di ricchezza dai produttori ai consumatori. Sarà forse per questo che il mercato auto americano ha avuto un anno così eccezionale? Ovviamente altri fattori hanno influito sulla vendita delle auto e sull’aumento dei consumi americani, come ad esempio i bassi tassi di interesse, il miglioramento del mercato del lavoro e altri elementi più generali. Ma è statisticamente provato che, in America, la discesa del prezzo del petrolio si “trasforma” in aumento dei consumi quasi immediatamente.

In Europa, invece, questo effetto è ritardato di circa 3/4 trimestri. Morale nel Vecchio Continente: siamo solo all’inizio di quello che potrebbe essere un anno record per il settore dell’automotive, almeno in termini di vendite.

Arriverà forse il giorno in cui l’impatto della discesa del petrolio sarà ininfluente o decrescente sul settore auto, a causa del fatto che i carburanti di origine fossile ormai sembrano destinati ad essere messi al bando in favore di energie alternative ed elettricità . Ma naturalmente questo discorso vale per l’Europa come aggregato: in Italia è tutta un’altra storia, poiché il prezzo della benzina cala solo parzialmente per effetto del peso di tasse e accise…e già si sta pensando di aumentarle ancora. Altro mondo.

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