Uber lascia a terra le guerre con tassisti e istituzioni di mezzo mondo e prende l’elicottero. L’H125 e il 130 prodotti da Airbus, per offrire un servizio completo a chi può permetterselo. Uberchopper, sembra un film: il manager o il vip di corsa, l’autista di Uber che lo va a prendere in auto e lo porta all’eliporto o sul tetto di un grattacielo, dove l’elicottero di Uber-Airbus gli eviterà traffico e seccature, garantendo pure un figurone se poi ci fosse di mezzo una storiella alla Pretty woman.

La notizia dell’intesa Uber-Airbus è stata anticipata dal Wall Street Journal. Non è una cosa originale, da tempo funzionano  servizi turistici per il cielo come a New York o elicotteri privati delle aziende per i propri vertici, lo stesso Uber ha fatto sperimentazioni nel 2013. Ma è interessante come il new business salti sul vecchio business con disinvoltura.  E non è stato un dirigente di Amazon ad aver detto che i loro droni assomiglieranno più ai cavalli che alle auto?

Uber at large, dall’elicottero fino a Uber X (Pop in Europa, vietato qua e là), il gradino più economico dove l’autista è un privato cittadino che si trasforma in tassista con uno smartphone e una macchina propria. Ne ho appena provato uno in America di Uber X, grazie al Socio sempre connesso (chissà se varrà la stessa app anche per l’elicottero). Da Detroit ad Auburn Hills, 25 dollari per quasi un’ora di tragitto in mezzo alla neve. Un affarone, meglio delle pale inservibili con tutto quel ghiaccio. E per autista di Uber X,  una simpatica giamaicana del Wyoming, trasferitasi nel Michigan, “qui ci vivo meglio”. Ma quanto sarà brutto questo Wyoming?

 

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