Sembrano lontani i tempi in cui il “piccolo genio” di Yaris spopolava in Italia e Toyota nutriva ambizioni di diventare un major player in Europa. Anche a gennaio, il marchio giapponese nel vecchio continente ha confermato la tendenza negativa del 2015, con meno di 50mila immatricolazioni ed una quota in calo.
Ad eccezione della Francia, dove ha più di una fabbrica e spende da sempre ingenti risorse per acquisire lo status di costruttore nazionale, Toyota nei mercati più importanti perde terreno nei confronti dei concorrenti, soprattutto in Germania dove la penetrazione è crollata all’1.8%, con conseguenze problematiche per i concessionari a cui negli anni scorsi era stato chiesto di investire.
Va detto che i giapponesi hanno da poco rivisto le stime per l’anno finanziario che chiuderà a marzo 2016, e prevedono un profitto netto record a 18 (avete letto bene, diciotto) miliardi di euro. L’Europa, pur guadagnando nei primi 9 mesi circa 400 milioni di euro a livello operativo, pesa però appena il 2% del totale e i nuovi prodotti non hanno generato vendite incrementali, dal momento che la considerazione dei clienti si è rivolta sempre di più alle versioni ibride (che oggi pesano circa il 40% della mix di vendita) e sempre meno a quelle normali. Se questo fosse un trend di domanda condiviso, non sarebbe un problema: nel 2015 però. nonostante un aumento del 20% rispetto al 2014, in tutta Europa sono stati immatricolati appena 600mila veicoli ad alimentazione alternativa, pari al 4.2% del totale. In pratica, se voglio comprare una vettura ibrida penso a Toyota, altrimenti scelgo altri marchi.
Un’evoluzione largamente prevedibile (anche in considerazione del fatto che la comunicazione Toyota è quasi esclusivamente focalizzata sulla tecnologia ibrida), che poteva e doveva essere gestita dal management, il quale sembra aver poca voce in capitolo nel rappresentare in Giappone le esigenze dei consumatori europei. La finanza e lo sviluppo prodotto oggi fanno capo a funzionari giapponesi, mentre il responsabile delle vendite, l’italiano Daniele Schillaci, un leader coraggioso e fortemente orientato ai risultati, è passato in Nissan alla corte di Carlos Ghosn. Didier Leroy, dopo la mega-promozione ottenuta lo scorso anno (adesso è Executive Vice President di Toyota Motor Corporation responsabile della Business Unit Toyota No.1, che oltre all’Europa include Africa, Nord America e perfino vendite e marketing in Giappone), ha mantenuto qui a Bruxelles una scrivania, ma mi dicono si faccia vedere poco in giro.
Management a parte, con la vergognosa normativa di recente approvata dal Parlamento Europeo, che prevede soglie di sforamento dei limiti sulle emissioni che di fatto rendono vani gli obblighi per i diesel euro 6 senza favorire tecnologie più pulite come l’ibrido, per Toyota le cose in Europa non dovrebbero cambiare granché. E a poco o nulla serve il buon accordo con Bmw sul diesel e con Psa sui veicoli commerciali leggeri.
Detto che stimo il marchio, penso che i dati enunciati siano la dimostrazione della qualità e dell’affidabilità delle auto dei tre ellissi.
Perché va detto una volta per tutte: i clienti comprano Toyota NONOSTANTE la rete di vendita (che con le dovute eccezioni fa pietà), NONOSTANTE scelte di mkt imbarazzanti (vogliamo parlare di colori e mix di optional e allestimenti?), NONOSTANTE disponibilità di prodotto ridicole (chi ha la sventura di ordinare un’auto ne sa qualcosa). E taccio di scelte di design inspiegabili, come nel caso della la prima serie di Auris.
A chi me lo chiede consiglio Toyota da 20 anni: nessuno è mai tornato a lamentarsi del prodotto acquistato. Anzi in genere mi ringraziano, a maggior ragione a distanza di 5-6 anni. Guidare Toyota genera dipendenza. Ma potrei scrivere un libro sulle disavventure che ho visto accumularsi nel corso dell’acquisto. Da auto grigie che sono diventate nere al momento del ritiro (ovviamente già targate) a mesi e mesi di attesa per disporre di un optional banale come i fari allo xeno.
Quindi. Onore a chi progetta e produce auto e suv Toyota. Il giorno che a Toyoda si decideranno a puntare davvero sull’Europa non avranno difficoltà a fare nera Volkswagen, per ora è già un miracolo che conseguano le attuali quote di mercato.