Leggo una ricerca di Boston Consulting Group sul car sharing piena di numeri interessanti: per gli analisti americani, l’auto in condivisione vale oggi 5,8 milioni di utenti con oltre 86 mila vetture in servizio. Ogni anno sarebbero 2,5 miliardi i minuti prenotati a bordo di un’auto di car sharing, per un fatturato complessivo di 650 milioni di euro. A occhio, mi sembra un bilancio fatto di grandi numeri (abbonati) e pochi profitti.

L’aspetto interessante è forse un altro. E’ una delle poche volte che si può leggere, con le accortezze del caso, quanto tutto questo può costare ai costruttori: nel 2021 i clienti saranno oltre 35 milioni e il car sharing sottrarrà al mercato auto 550 mila vetture (dato che già tiene conto delle immatricolazioni registrate dai differenti servizi), l’equivalente di 7,4 miliardi di euro. L’Europa soffrirà più degli Stati Uniti l’attacco alle vendite dei costruttori, con 182 mila auto perse ogni anno pari a 5,3 miliardi di fatturato in meno per l’industria. Oltre a un impegno di resistere al fenomeno Uber e Lyft.

Ma l’impatto vero sui conti delle case arriverà con l’avvento della guida autonoma, previsto per gli analisti su larga scala per il 2027: auto-robot in servizio di car sharing saranno in grado di offrire minor tempo perso, maggiore flessibilità al servizio, distribuzione automatica delle vetture nel territorio in funzione della domanda e soprattutto con minori costi. A quel punto l’auto condivisa forse sarà imbattibile. E per l’industria i conti potrebbero non tornare sul serio.

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