Che cos’è Subaru? Se chiedete a un cliente europeo e a uno americano riceverete risposte molto diverse, come diversi sono i numeri ai due lati – estremi, verrebbe da dire – dell’Atlantico: 38.158 unità in Europa nel 2015, 582,675 negli Usa, un rapporto di 1 a 15. Marchio generalista da famiglie in America e sub-premium di nicchia da noi, Subaru – insomma – vende come Lexus in Europa e allo stesso tempo (quasi) come l’intero Volkswagen Group of America.
Sicuramente sull’oceano di differenza influisce il prezzo: grazie alla produzione locale nella fabbrica SIA (Subaru of Indiana Automotive, dove si fa anche la Toyota Camry), per una Outback negli Usa bastano 25mila dollari, mentre da noi servono almeno 36mila euro. Affidabilità da primi della classe a parte, poi, ci sono le soluzioni tecniche, che prediligono i molto-poco-europei motori benzina e cambio CVT Lineartronic.
Infine, bisogna ammettere che nel Vecchio Continente restiamo degli esteti, quindi i materiali robusti ma poco “chic” degli interni e il design molto jap ci sembrano un po’ roba da “Heavy Industries”, senza bisogno del Fuji davanti.
Dopo un passato di Impreza 555 e Colin McRae e un presente di Forester e Outback, il futuro Subaru è rappresentato dal XV Concept presentato questa settimana a Ginevra, che diventerà – se c’è bisogno di dirlo – il prossimo XV. Nel domani c’è anche l’ibrido benzina/elettrico di derivazione Toyota (eccola che ritorna), che da noi arriverà nel 2017, mentre negli Stati Uniti è già disponibile sulla XV, che da loro si chiama Crosstrek.
Anche in questo caso la meccanica rimarrà fedele al Dna Subaru: motore termico boxer e trazione integrale simmetrica. Molto asimmetrica resta invece la trazione dei mercati, tutta americana, che influisce in modo determinante anche sulle scelte tecniche della sede centrale. Basti guardare la Levorg: un modello pensato per l’Europa, più europeo nell’estetica e nei materiali, ma che senza l’offerta di un motore diesel – non arriverà, confermano in Subaru – è destinato a restare nella nicchia. Quanto dista l’Europa dal Monte Fuji?
Secondo me Subaru paga l’essere una delle tante divisioni di un gruppo industriale giapponese (al confronto, una tipica multinazionale occidentale è una formica). Come capita spesso quando non si è indipendenti e si ha a che fare con una struttura corporate, che in questo caso il grosso dei soldi li fa dall’aerospaziale, non dalle auto, a mio modesto parere non hanno una strategia chiara. Perlomeno potrebbero “impegnarsi” di più su un piano globale. Il potenziale lo hanno.