Amazon in vetro e mattone, è aperta la prima libreria non virtuale. Alexandra: ho sentito che ne aprirà migliaia. Nick: ridicolo, io ho sentito una dozzina, ricordati che Apple in quindici anni di negozi ne ha aperti 500. Auto a tutto software: i costruttori corrono a chi per primo passa alla guida virtuale da quella fisica. Amazon più antico o più moderno in questa corsa contromano di Tesla, Apple, Google, Ford, Gm, Toyota, Volkswagen, Hyundai, Volvo, Renault-Nissan, Honda, Psa, Jaguar-Land Rover, Bmw, Mercedes?

Nick Wingfield copre per il New York Times il mondo Amazon e da dentro il primo store fisico aperto in un mall di Seattle, chatta con Alexandra Alter, collaboratrice del giornale. La discussione è: dove va Jeff Bezos, il patron di Amazon che, oltre a farci comprare adesso i libri non più solo on line, promette turismo spaziale entro il 2018 (in concorrenza con le navicelle di Elon Musk, il boss di Tesla). E che nel frattempo si è comprato un monumento dell’informazione di carta come il Washington Post ma continua ad assumere i migliori laureati in tech. 

Amazon e auto, sembra una corsa al contrario. Ha ragione Bezos, che riscopre il luogo fisico, o l’auto che lo lascia? Antichi proverbi intrisi chissà perché sempre di saggezza, dicono che la giusta via sta nel mezzo. Librerie di mattoni e virtuali, guida manuale e affidata a un robot soltanto a nostra scelta. A migliaia, un giorno. No, Nick, non è ridicolo pensarlo.

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