Ho letto con grande interesse l’articolo dell’ottimo Roberto Lo Vecchio sulla nuova Renault Scénic nel numero di Quattroruote di aprile. Ho talmente apprezzato l’approccio dei designer Renault che ne consiglio la lettura a tutti coloro che lavorano allo sviluppo prodotto, dagli uomini di finanza, a quelli di marketing, agli ingegneri. Perché indubbiamente la scelta di adottare i cerchi da 20 pollici come unica opzione sulla quarta generazione, in vendita da novembre, è destinata a stabilire un precedente che diventerà un nuovo punto di riferimento nel settore.

Poteva accadere solo in Renault, dove da sempre il design, anche a costo di ‘flop’ clamorosi (soprattutto sotto la guida di Patrick le Quément, responsabile del Centro Stile Renault dal 1987 al 2009), è considerata una funzione strategica, al contrario di molti altri costruttori, dove é asservita alle esigenze della produzione.

Ciò nonostante, nel corso dello sviluppo “hanno tentato di uccidere i megacerchi almeno tre volte”, sottolinea l’attuale capo dello stile Laurens van den Acker, malgrado il costo fosse compatibile con il target totale del veicolo, che sfrutta sinergie importanti sia con Nissan (la piattaforma modulare Cmf), che con altri modelli Renault (Talisman e Espace), e i margini tutt’altro che trascurabili.

Alla fine, tuttavia, le ruote grandi l’hanno spuntata, ed il sogno di ogni designer é diventato realtà, creando i presupposti per una innovazione di marketing nella differenziazione della gamma. Non più cerchi più grandi solo su versioni sportive e più equipaggiate, ma materiali diversi, dalla plastica all’alluminio, a parità di dimensioni, in modo da generare nei clienti un’unica percezione del modello a prescindere dalle versioni.

Aldilà del design, colpisce la lucidità della visione del progetto, che si inserisce in una fase di declino del segmento (oggi vale meno del 5% del mercato europeo). D’altra parte, non poteva che essere Renault a proporre qualcosa di nuovo, dal momento che è stato il marchio francese, con la prima Scénic nata dalla matita della geniale Anne Asensio nei primi anni novanta, ad inventare il segmento dei monovolume compatti. “Non ci siamo chiesti se conveniva restare in questo segmento, semmai ci siamo chiesti come. Si doveva cambiare, ma nel contempo restare fedeli alla formula originale”, racconta la planner responsabile del segmento C.

A dire il vero, pur mantenendo una fisionomia da monovolume, con un tetto rastremato che disegna un arco continuo dal parabrezza inclinato alla coda tronca, la nuova Scénic strizza l’occhio alle crossover, con le ruote grandi che ne esaltano il profilo e un’altezza di 17 centimetri da terra.

Non ero al Salone di Ginevra, ma a giudicare dalle immagini, difficile non essere d’accordo con van den Acker quando dice: “Se quest’auto non venderà bene, allora vorrà proprio dire che il segmento dei minivan é definitivamente morto”. Perfino gli analisti di IHS, che però raramente ci azzeccano, prevedono che nel 2017 se ne venderanno 145mila unità, un terzo in più dello scorso anno, e che la nuova Scénic tornerà ad essere la bestseller del segmento.

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