Design Week, per gli amanti di mobili, accessori, design, eventi di varia natura, Milano, nel corso di questa settimana, si trasforma in un vero e proprio paese delle meraviglie, con installazioni di ogni genere che possono essere “incontrate” in qualunque parte della città. Cosa c’entra questo con le auto?

Beh, una volta i brand dell’automotive, in occasioni di eventi come Design Week chiamati fiere e saloni, fornivano le auto per i trasferimenti. Era un modo per far conoscere il proprio prodotto: si saliva sull’auto, si faceva uno spostamento (magari anche breve) e si veniva così in contatto con la macchina. Un po’ come al Salone dell’auto di Ginevra: alcuni stand hanno tavoli, sedie e oggetti di design che fanno da “supporto” allo spazio espositivo, senza essere i protagonisti.

Negli ultimi anni però le cose sono cambiate parecchio. E’ innegabile che il design, abbia assunto un ruolo dominante nella “costruzione” delle auto. Forse perché le auto potranno “parlare” sempre meno attraverso i motori, che saranno sempre più ibridi e silenziosi, e dovranno raccontarsi sempre più attraverso l’emozionalità di uno sguardo, la sensualità di una linea, l’aggressività di una fiancata?

In realtà la “rivoluzione” del design nelle auto è iniziata molto tempo prima che si iniziasse a parlare di mobilità alternativa ed è legata a nomi come Chris Bangle, Peter Birtwhistle (l’ideatore del Kodo Design), Ian Callum, Patrick le Quément e tanti altri che hanno trasformato le automobili in veri e propri oggetti di design che parlano per immagini e non solo per prestazioni e performance.

Ecco quindi che le case dell’automotive, all’inizio un po’ in silenzio, ma poi sempre più a voce alta, partecipano alla Design Week non più solo come “fornitori” di un mezzo di trasporto, ma quasi come se fossero dei veri e propri produttori di lavatrici, frigoriferi, armadi, sedie, lampadari.

Ma ha senso tutto ciò o è solo un ulteriore segnale di omologazione del sistema? Esserci per esserci e non per portare contenuto? Chi è presente? Quelle case che vogliono andare a “colpire” proprio l’aspetto emozionale del potenziale cliente. Non un appassionato di auto ma neanche una persona che ha bisogno dell’auto per andare da A a B, quanto piuttosto qualcuno che si fa influenzare da elementi esclusivamente legati alla tendenza del momento, a persone per le quali le parole che contano sono cool e trendy. Questi eventi creano quella “brand awareness” tanto preziosa per i marchi quanto difficilmente quantificabile in termini di ratio di vendita.

 

Ma poi: oggi vedo un lampadario, una sedia o altro e dovrei pensare a una casa auto? Siamo proprio sicuri che il target di persone che frequenta Design Week è lo stesso a cui interessa scegliere un’auto di design? Quale sarà il trend per il futuro? E’ un po’ come se a Ginevra cominciassero ad esserci stand esclusivamente dedicati agli elettrodomestici, agli armadi, ai divani e a tutto quello che è design.

E se un giorno finisse proprio così?

 

 

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