Ve la ricordate quella cosa delle “auto del 2020 come smartphone su ruote” che il boss di Volkswagen Martin Winterkorn – ah, Winterkorn, bei tempi andati – disse l’anno scorso a Francoforte? Bene, Tesla lo ha già fatto. Anzi, è andata oltre: ha trasformato le sue Model S e Model X in una app.

L’idea è roba da marketing almeno-sette-punto-zero per il mondo auto, riguarda il sistema di guida semiautonoma Autopilot e funziona così: da fine 2014 tutti i modelli Tesla sono dotati dell’hardware per far funzionare l’Autopilot, ma il software è un optional da 2.500 dollari se acquistato in fabbrica o 3.000 se installato nel post-vendita. In questi giorni i proprietari di modelli Tesla non dotati di Autopilot si sono visti apparire sull’enorme tablet a centro plancia una finestra che proponeva un free trial del sistema per un mese. Insomma: provalo gratis, “experience a stress free commute” e, se ti piace, poi ti diciamo come pagare per avere l’upgrade definitivo. Un po’ come le versioni premium delle app o gli acquisti in-app dei giochini per smartphone, appunto.

Fino a oggi gli Easter Egg di Tesla – le sorprese nascoste tra le maglie dei software – si erano limitati a trovate d’indubbio impatto mediatico ma di scarsa sostanza, come la modalità Lotus-Esprit-sommergibile-di-James-Bond nella schermata di regolazione delle sospensioni e la Rainbow Road di Mario Kart che appare se si attiva per quattro volte di seguito l’Autopilot, con tanto di musica “More cowbell” presa da uno degli sketch più popolari della storia del Saturday Night Live (così famoso da entrare nel gergo comune e  meritarsi una pagina di Wikipedia, il video è qui ). Peraltro quest’ultima chicca nascosta – casualmente anzichenò, a voi il giudizio – è apparsa ed è stata twittata da Musk proprio in corrispondenza dell’annuncio del richiamo che ha riguardato la Model X e il problema con la sicurezza della terza fila di sedili.

Ora: considerazioni a parte sulle capacità di Tesla di moltiplicare per dieci la sua produzione in cinque anni e diventare profittevole – e dici poco – bisogna dare atto che, mentre ancora gli altri parlano di “trasformarsi in fornitori di mobilità” e di “creare un nuovo tipo di relazione con i clienti attraverso la gestione dei dati” e bla bla bla, con questa cosa dell’Autopilot in prova per un mese sembra che a Palo Alto stiano già giocando un’altra partita.

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