1 vettura ogni 170 secondi. 5 giorni su 7, 24h su 24. Sono i numeri del successo della Range Rover Evoque che nel febbraio scorso ha raggiunto le 500.000 unità prodotte in poco più di 5 anni dal lancio, diventando il modello venduto più rapidamente della storia Land Rover, che ad aprile ha tagliato il traguardo dei 6 milioni di veicoli venduti dalla sua fondazione.
La suv fast best seller, nata nel 2011, viene prodotta nello stabilimento inglese di Halewood, alle porte di Liverpool, nella contea del Merseyside – dal 2015 anche in Cina e da un mese in Brasile.
Ho avuto modo di vistarlo durante #EvoqueBay2Bay, un viaggio di 909 km con un solo pieno attraverso i luoghi simbolo della storia Land Lover, a bordo della Range Rover Evoque (qui il racconto).
Dalla prima Range Rover Evoque uscita dalle linee di Halewood il 4 Luglio 2011, le vendite si sono quintuplicate: 22 mila il primo anno, 108 mila nel 2015, ancora in crescita quest’anno.
Da Halewood escono 170.000 auto l’anno, compresi il Discovery Sport e la neonata Evoque Convertible, un mix di prodotto che può variare in qualsiasi momento in base alla richiesta, ha raccontato Neil Roscoe, Senior Communication Officer di JLR ad Halewood.
Chi l’avrebbe detto che l’auto simbolo del rilancio del gruppo potesse essere proprio la Evoque, il modello se vogliamo più agli antipodi della storia Land Rover? Guidandola attraverso il Regno Unito, quasi duemila km dalle isole Ebridi a Southampton, mi sono chiesto il perché di tale successo. Non per il prezzo, alto, e nemmeno per la tecnologia.
Parlandone con i miei compagni di viaggio, ne è uscito un aggettivo: “swagger”, che si fa notare. La Evoque vince per il design, che fa ancora voltare a cinque anni dal lancio, e per le sue doti di guida on e off-road, da vera Land Rover.
Gli inglesi la chiamano “all-conquering Range Rover”, visto che i suoi clienti, per la maggior parte, acquistano per la prima volta una Land Rover, e la Evoque è leader a livello mondiale nel segmento dei piccoli suv di lusso, con buona pace di coloro i quali, al momento del passaggio di proprietà al signor Ratan Tata, avevano gridato al colonialismo al contrario.
Tutto grazie a Ford e al suo tanto vituperato Premier Automotive Group, qualcosa di buono in fondo l’aveva fatto. Purtroppo dismesso per racimolare qualche billion aggiuntivo per superare l’imminente crisi.