L’espansione dell’auto a guida autonoma potrà, in qualche modo, rendere meno periglioso l’approccio ai nostri vetusti stadi, location per eccellenza di eventi sportivi e musicali? Se Uber, e le probabili altre compagnie che si affacceranno sul mercato per fargli concorrenza, verranno considerate dagli enti governativi come soggetti privati erogatori di servizi pubblici, o comunque di pubblica utilità, la risposta dovrebbe senz’altro essere affermativa.

Lasciare ai privati l’onere economico e di gestione parziale della mobilità dei cittadini, per gli enti pubblici centrali e locali, dovrebbe costituire uno sgravio di incombenze da incentivare, garantendo all’utente una modalità di trasporto più efficiente e comoda rispetto a bus, tram e metropolitane. Che rimarrebbero comunque a garantire un sistema di mobilità integrata capace di gestire flussi di decine di migliaia di persone in maniera fluida.

Permarrebbe, in ogni caso, la necessità di rivedere i luoghi di sosta limitrofi alle location sportive, già di per sé molto anziane (si pensi che, al netto delle eccezioni virtuose dagli stadi di Juventus e Udinese, il resto delle strutture risale, per costruzione o ammodernamenti, alle notti magiche del mondiale del 1990, se non prima), che oggi non sono dotate di parcheggi sufficienti a garantire un rapido deflusso dalla zona degli impianti.

L’immissione in commercio dell’auto a guida autonoma rappresenterà una rivoluzione tecnologica e culturale, che dovrebbe consentire di avvicinarci ai nostri stadi con una facilità e una tranquillità che, oggi, ci sono sconosciute. Si pensi, ad esempio, alle nuove disposizioni dettate a Roma dal Comune che regolano la viabilità nei giorni in cui lo stadio Olimpico ospita degli eventi, che costringono i cittadini a due alternative ugualmente disagevoli: muoversi con mezzi pubblici inefficienti o fare diversi chilometri a piedi per coprire il percorso tra il luogo di parcheggio della vettura privata e lo stadio.

I veicoli a guida autonoma, e le derivate logistiche che comporterebbero, porterebbero definitivamente nel passato quello che oggi è un presente inaccettabile.

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