Tesla dei miracoli

La Silicon Valley, più o meno automobilisticamente parlando con una buona dose di futuro, è Tesla, Google, Uber, Apple. Ai tempi della digitalizzazione spinta della nostra vita, a un certo punto la Silicon Valley ci è sembrata che si potesse mangiare in un sol boccone Detroit e le altre antiche capitali delle quattro ruote. Parlo per me, vecchio frequentatore della vecchia industria dell’automobile dove non succede quasi mai nulla, sempre alla ricerca di qualcosa di diverso da raccontare.

Forse un giorno sarà così, ma nelle ultime settimane la Silicon Valley ha preso diversi schiaffi che fanno ben sperare in una battaglia per la supremazia molto più complessa di quanto finora apparso.

Se è vero che alla Apple avrebbero avviato un processo di ripensamento sull’auto a guida autonoma, come ha spiegato su Carblogger in questo post Riccardo, e qualcosa di simile sarebbe in atto a Google, dopo 1,8 milioni di miglia percorsi e sbandierati per la Google Car, in Silicon Valley hanno incassato un altro colpo non sugli algoritmi per la guida autonoma, ma su una cosa più banale: l’auto elettrica.

La Gm ha presentato la Chevrolet Bolt e la sorella Opel Ampera-e in Europa con una autonomia dichiarata con una sola ricarica di 238 miglia, 380 chilometri secondo il ciclo delle autorità americane, più di 400 chilometri secondo il ciclo europeo. La stessa autonomia dichiarata di una Tesla Model S, che però costa più del doppio e ha molto più spazio per le batterie avendo una lunghezza superiore di circa 80 centimetri  rispetto alle sorelline di Detroit.

La Gm ha una capitalizzazione di borsa di 48,47 miliardi di dollari vendendo quasi 10 milioni di veicoli all’anno. La Tesla ha una capitalizzazione di borsa di 30,54 miliardi di dollari vendendo 50.000 auto all’anno. Piccola vendetta fredda di Golia, piccola grande storia da Silicon Valley.

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