L’accusa: Facebook ha gonfiato i dati relativi al tempo medio di visione della pubblicità sulla propria piattaforma. Per ben due anni. Un “errore” nel calcolo della metrica, ha scritto in un post David Fischer, vice president of business and marketing partnership, scusandosi pubblicamente e raccontando con dovizia di dettagli come e perché Facebook ha sbagliato.
Facebook è venuta allo scoperto dopo che il Wall Street Journal aveva scritto della protesta di Publicis Media, Una delle più grandi agenzie di pubblicità del mondo aveva riscontrato dati “sovrastimati” fra il 60 e l’80 per cento. E in una lettera ai propri clienti (riportata dal Wsj) aveva sottolineato con forza come “ancora una volta sia assolutamente necessario una terza parte di verifica sulla piattaforma di Facebook. Due anni di report di numeri gonfiati è inaccettabile”.
Il caso Facebook e la richiesta di Publicis sono un monito per tutti i giganti del digitale, che dominano la rete con l’acquisizione di pubblicità, e per noi che ci lavoriamo o che li usiamo nel tempo libero.
Il caso Facebook non c’entra nulla con l’automobile, ma – fatta una spunta alle forti differenze (il social network parla di errore) – un po’ mi ricorda il caso Volkswagen, che compie un anno in questi giorni e non è ancora chiuso. Per i tedeschi, dati sulle emissioni ridotte pare fino al 40 per cento rispetto al reale con un trucco, ammissione di colpa dopo le pressioni dell’Epa statunitense, spiegazioni tante ma non sempre chiare come quelle di Fischer. Ora, da Volkswagen e da Facebook un cambio di marcia netto.
Restano due casi diversi, eppure si prestano a trarre una stessa morale. L’affido a Josè Saramago: “Non siamo ciò che diciamo, siamo il credito che ci danno”.
Non sono un fan di Fb, anzi dovrei dirmi una parte lesa visto che faccio parte di chi vede minacciata la raccolta pubblicitaria da lor signori. E non sono neppure convinto che siano in buona fede.
Apprezzo il parallelo. Però. In Vw si è deliberatamente scelto di truccare un motore per aggirare delle norme e avvelenare l’universo mondo, fottendosene di ogni buon senso. Le recenti rivelazioni della Gola Profonda interna documentano risvolti penali inquietanti.
In Fb si fa ammenda di avere applicato dati sovrastimati (non è dimostrabile se intenzionalmente) all’interno di un’attività commerciale. Per DUE anni. E alle proteste di un grande utente si è verificato, accertato, ammesso.
Di certo un bel pacchetto di quattrini sfilato di tasca agli inserzionisti, che sarebbe giusto Fb restituisse con tante scuse. Ma fine lì.