Tutto si gioca sulla tecnologia. La stessa che il sociologo americano Marshall McLuhan chiamava “estensione del corpo umano”. Ultimamente mi sto rendono conto che, durante le presentazioni stampa, tutto si gioca sulle tecnologie. Sempre più tempo viene dedicato a spiegare le novità introdotte negli ultimi modelli in termini di sistemi di assistenza alla guida e infotainment.

Prendo come spunto di riflessione le ultime due conferenze stampa a cui ho partecipato: una internazionale e l’altra nazionale di due importanti brand. In entrambi i casi, più del 50% del tempo è stato dedicato a parlare di tecnologia, passando rapidamente su dati di marketing e caratteristiche tecniche dei veicoli.

Questo mi ha fatto pensare che anche per i clienti è necessario un supporto per imparare a sfruttare al meglio le potenzialità dell’auto, non tanto perché non siano in grado da soli, quanto piuttosto perché non tutti sono ingegneri.

Da questo stato dei fatti derivano due conseguenze: la prima, è quella di paura davanti alla novità, per cui viene un po’ di malinconia per le auto con tanta meccanica. La seconda fa tornare a McLuhan che già negli anni sessanta e settanta pensava che ogni strumento (nessuno escluso) fosse un’estensione di uno o più organi di senso. Nello caso specifico, la tecnologia nell’età post-moderna sta avendo un rapporto “sessuale” con l’essere umano, che lo narcotizza amputando i sensi del nostro pensiero e della nostra mente. Non bisogna quindi immergersi nelle novità tecnologiche dimenticando la parte razionale che ci contraddistingue.

Obiettivo? Bisogna educare alla tecnologia, perché se non si crea una cultura accogliente, neanche le auto a guida autonoma verranno accettate.

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