La Citroen C4 Cactus è stata normalizzata. Uso questo verbo sempre a malincuore, perché in traduzione libera vuol dire che chi ha osato cambiare non ce l’ha fatta. Fa niente se poi il cambiamento era positivo o meno: normalizzazione è sempre un the end e basta. A dirla tutta: a me la Cactus pre-normalizzazione piaceva per la sua ostentata diversità.

La Cactus era stata lanciata da Citroen nel febbraio del 2014 con grande enfasi sul ritorno del marchio a concetti di innovazione e di originalità, che hanno fatto la storia del costruttore francese salvo periodi bui come gli anni ’90. Frédéric Banzet, allora numero uno del costruttore francese, definì la Cactus “un’auto anti-crisi”. E aggiunse che questa vettura anti-convenzionale avrebbe influenzato i successivi modelli.

A caratterizzare la Cactus diverse soluzioni, alcune buone, altre discutibili. Fra le prime, gli airbump, protezioni laterali intorno alla parte bassa della carrozzeria e in particolare sulle fiancate, utili e fortemente caratterizzanti per lo stile. Al punto che i dirigenti Citroen dell’epoca dissero: la Cactus è un crossover. Una buona idea per farsi notare e per provare a sopravvivere (verbo che spiegherò più avanti).

Le soluzioni discutibili di Cactus erano invece figlie del taglio dei costi e del peso: finestrini posteriori apribili solo a compasso (-11 chili), divanetto posteriore con schienale non sdoppiabile e reclinabile solo per intero (-6 chili). Di nuovo bella l’idea di avere i due sedili anteriori come fossero un divanetto unico, ma solo in presenza del cambio automatico (che sulla prima serie decideva troppo per conto suo, c’ho litigato a lungo).

Risultato: la Cactus non è andata nelle vendite secondo obiettivi, spingendo Citroen a fare altro. Sulla nuova serie, gli airbump si sono ridotti fin quasi a scomparire, segno che sui mercati non sono piaciuti. Una conferma era già venuta da quanto visto sulla nuova C3 e poi sulla C3 Aircross.

Il cambio di stagione per Cactus – che riguarda un po’ tutto il modello, pure arricchito nei contenuti – coincide con la scomparsa della sorella berlina senza frizzi e lazzi, la C4.

Per Cactus, ora un destino crudele: dovrà presidiare da sola e vestita in modo tradizionale il segmento delle berline compatte due volumi cinque porte destinato a scomparire, divorato dai suv/crossover che si stanno moltiplicando. Basta dare una occhiata ai numeri calanti della regina Volkswagen Golf perché la profezia non sia da rimandare alle calende greche. E perché una Cactus così basta e avanza.

Commenti
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    Hai ragione, quando le sperimentazioni vengono sterilizzate è sempre brutto. Rimango ancora interdetto quando vedo Renault Vel Satis o Avangarde in giro, sono proprio belle, ma praticamente dei prototipi. La Cactus non ha osato sin dall’inizio, e ha pagato dopo. Diciamo anche che le auto sono tutte uguali e l’omologazione delle forme è così totale che ogni variazione o scostamento dalla norma è vista come tradimento? Io mi giro e segue estasiato quando passa una Land Rover 90. Ma sono malato.

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