Leggo la notizia che Bosch installa i suoi assistenti vocali nell’abitacolo delle auto e un brivido percorre la mia schiena. Qualche settimana fa mi è successa una cosa che mi ha dato da riflettere e ha cambiato le mie abitudini. Nella mia cucina, ho avuto una conversazione con mia madre sull’idea che avrei dovuto comprare i filtri della caraffa Brita. Pochi minuti dopo è apparsa sul mio smartphone la pubblicità di quei filtri.

Mi sono informata, ho letto forum, ho parlato con persone esperte dell’argomento e ho scoperto che se non si disattivano tutti i microfoni del cellulare è possibile che si venga ascoltati. Obiettivo: raccogliere dati e informazioni per inviare pubblicità mirate e monetizzare guadagni.

Ho sempre utilizzato i comandi vocali, specialmente in auto, proprio perché mi evitano quelle inutili e pericolose distrazioni causa di tanti incidenti stradali. Da quando sono diventati più precisi e veloci poi, non posso praticamente farne a meno ma l’idea che tutte le mie conversazioni possano essere ascoltate, anche se da robot, mi disturba. Ho disattivato il microfono dello smartphone e sono tornata alla preistoria, anche perché in questo modo tante app non funzionano più!

Leggo ora che Bosch trasforma l’assistente vocale in passeggero, che potrete chiamare con un nome scelto da voi e capisce la struttura delle frasi naturali in oltre 30 paesi del mondo, compresi diversi accenti e dialetti. Dieci anni di lavoro per la progettazione di quello che sembra essere molto di più rispetto ad un banale assistente vocale, perché quello di Bosch pensa e impara.

Cito il comunicato stampa: “Se per esempio il conducente vuole chiamare ‘Paul’, il sistema passa in rassegna i contatti automaticamente, prendendo in considerazione il luogo in cui si trova, l’ora e la situazione prima di rispondere. Se il conducente sta andando al lavoro, di mattina, ‘Paul’ probabilmente si riferisce al collega in ufficio, mentre lo stesso nome pronunciato di sera potrebbe indicare il migliore amico. Per accertarsene, l’assistente vocale chiederà: “Ho trovato cinque contatti con il nome Paul. Vuoi chiamare Paul Stevenson?”.

Questa importanza del contesto è la prima fase dell’intelligenza artificiale. Inoltre l’assistente Bosch non ha bisogno di nessun tipo di connessione dati esterna. Il sistema di infotainment in auto si occupa dei calcoli senza inviare nessun dato sul cloud. L’assistente rimane insieme al conducente anche in galleria, nelle zone con scarsa copertura o in altri paesi, quando il proprio smartphone è spento.

Bosch ha realizzato quello che ho sempre desiderato in auto, però adesso mi manca un pezzo. L’assistente vocale ascolterà sempre tutto quello che si dirà nella mia macchina. Bene, posso accettarlo a due condizioni. La prima è che abbia qualche forma di garanzia che quello che verrà sentito non verrà in alcun modo venduto e rimarrà di proprietà esclusiva di Bosch che NON lo userà a scopi di marketing. La seconda, alternativa alla prima, è che mi si paghi per questo.

Bosch potrà ascoltare le mie conversazioni ma dovrà pagare. Rinuncio ad una parte della mia privacy, consapevolmente, ma, poiché tutto ha un prezzo e senza la collaborazione dell’intelligenza degli umani l’intelligenza artificiale non va da nessuna parte, allora che si cominci a pagare per questo trasferimento dati.

Lascia un commento