Sergio Marchionne odia per certo i difensori d’ufficio. Tuttavia, avendo cercato di capire le sue ragioni in tempi non sospetti, vorrei chiedere ai suoi numerosi detrattori di concedergli l’onore delle armi.

Non certo per i suoi successi in Borsa. Anche se mi piace ricordare che un’azione Fca il primo gennaio del 2016 valeva 12 euro e oggi più di 28 (considerando l’effetto dello spin off Ferrari che assegnò un titolo di Maranello ogni 10 azioni Fca). E neanche per la sfida dell’Alfa Romeo e della Maserati che, pur avendo finalmente riportato al top l’idea di “auto made in Italy” (e fornito un buon contributo al record dell’export italiano nel 2017) resta “incompiuta”, come lo stesso Marchionne ha sottolineato, sia come linea di prodotti che sul piano dell’occupazione italiana.

E allora cosa andrebbe riconosciuto a Marchionne? Un asset intellettuale e non economico: la sua etica capitalista. Criticabile, discutibile, irriguardosa: ma pur sempre un’etica di livello tale da permettergli di sostenere verità spinose.

Due piccoli episodi accaduti nei giorni scorsi a Detroit e ampiamente sottovalutati dai giornali mi consentono di sostenere questa tesi.

Il primo: nella conferenza stampa tenuta con i giornalisti americani, dopo aver citato Hegel e Wittgenstein, Marchionne ha pronunciato le seguenti parole: “Sono contento che non sia andata in porto la fusione con Gm che pure io avevo proposto”. Nello stupore generale il manager si è spiegato così: “Se avessimo raggiunto un accordo con altre aziende, le ragioni di scambio e le sinergie non sarebbero mai state così favorevoli a Fca come quelle che ci assicura il nostro valore raggiunto oggi in Borsa”.

Sfacciato ma sincero. Criticando se stesso, Marchionne ha in realtà gettato sale sui limiti di visione dei “car guys” che guidano i colossi dell’auto che si sono lasciati sfuggire l’occasione di comprare un’azienda e quote di mercato alla metà dell’ attuale valore e ha rilanciato l’onestà intellettuale (“Fu scambiata per un segnale di debolezza ma non ne cambio una virgola”) della sua analisi sull’eccessivo consumo di capitale da parte delle aziende automobilistiche che a suo giudizio brucia troppi profitti e prima o poi terremoterà il settore.

Secondo episodio, meno sottile ma più gustoso. Come noto, la scorsa settimana Fca ha deliberato un premio di 2.000 dollari per ognuno dei 60.000 dipendenti Usa per condividere con i lavoratori il risultato del taglio di un miliardo di dollari di tasse sui profitti dovuto alla riforma Trump. Nello stesso giorno Marchionne ha annunciato anche il ritorno in Michigan, dal Messico, della produzione di un pick-up Ram con un investimento di un miliardo di dollari. Il manager ha ricordato tutto questo ad un giornalista italiano che gli ha chiesto cosa ne pensasse del taglio delle tasse in America. E poi ha aggiunto: “Ridurre le imposte è giusto ma l’Italia ha il terzo debito del mondo e dunque deve fare i bene i suoi conti. Anche perché la grande forza degli Stati Uniti risiede nella capacità delle imprese di rispondere agli stimoli fiscali in modo immediato mentre non sono sicuro che l’Italia abbia una infrastruttura industriale capace di rispondere allo stesso modo”.

Capito? Il taglio delle tasse alle imprese in America torna alla società ma in Italia dove andrebbe? Dette dal primo capitalista italiano, io queste parole le trovo impagabili. E voi?

Commenti
    Avatar autore

    Trovo grottesco che ancora si commentino le parole di un manager che si è contraddetto su praticamente tutto quello che ha detto e che in oltre 15 anni, a parte le speculazioni finanziarie, non ha prodotto alcunchè.

    Avatar autore

    chi sa fare.. fà, chi sa fare meno.. insegna, chi sa fare ancora meno critica!
    ma secondo te esisterebbe ancora un industria italiana dell’auto senza Marchionne? pensaci, non dico che non poteva fare meglio, tutti possiamo fare meglio.. soprattutto col senno di poi, ma prova a pensarci e immagina e convincimi ( anche io posso sbagliare!) che si poteva fare meglio.

    Avatar autore

    Questa è l’Italia ragazzi. Un manager come marchionne che prende in mano un azienda fallita che nessuno vuole neppure gratis e la fa diventare un gigante che vale in borsa più di 60 miliardi di euro e in Italia è pieno di persone come bull che possono dire cose del genere senza essere immediatamente rinchiusi in un ospedale psichiatrico. In un altro paese Marchionne sarebbe un idolo..

    Avatar autore

    Capisco. Non è facile leggere i numeri, e neanche i movimenti finanziari di borsa. Le auguro di non lavorare in campi nei quali siano richieste queste abilità. Le consiglio di leggere un pochino meno i grandi giornali nazionali….

    Avatar autore

    Marchionne ha giocato con le carte che ha avuto .. non con quelle che voleva! tante critiche ma nessuno che spieghi come e chi poteva essere migliore! le scelte industriali a volte sono giuste a volte meno ( Giulia Wagon!! spero che abbiano fatto fuori chi non l’ha voluta) ma in Fiat e ora in Fca è la coperta è sempre stata troppo corta, solo ora forse comincia ad allungarsi

    Avatar autore

    La Giulia Station non l’ha voluta lui….si chieda perchè il padre della 500 ha cambiato aria quando è arrivato marchionne……

    Avatar autore

    Da (piccolo) imprenditore quale sono, ma soprattutto da appassionato di automobilismo, posso soltanto riconoscergli la bravura in ambito finanziario.
    Ma dal punto di vista produttivo è stato un mezzo disastro: se non fosse per i nomi altisonanti di Jeep e Ram (costola Dodge) adesso non staremmo nemmeno a parlare di FCA.
    Questo negli US, perchè in Europa FCA si associa principalmente a Panda e 500, come quando era ancora Fiat, vivacchiando ulteriormente grazie all’onda modaiola dei SUV – fin quando dura.
    La Giulia?
    Bella, prestante, tutto quello che vogliamo, ma troppo tardi e troppo poco.

    Avatar autore

    Aver trasformato un’azienda che vivacchiava di supremazia nazional-popolare, foraggiata nei momenti difficili da uno stato ostaggio delle masse sindacali, in una multinazionale capace di investire miliardi, di acquisire marchi prestigiosi in un mercato automobilistico difficile e sciovinista come quello USA, osannato dai politici locali come il Salvatore sarebbe solo un onesto esperto di finanza? Non concord assolutamente sul definire “etico” il capitalismo di Marchionne, ma sulla sua capacità di produrre risultati e di spingere il cambiamento I fatti parlano chiaro. E quando parliamo del debito pubblico italiano, non dimentichiamoci che gli USA già più volte hanno dovuto approvare leggi speciali per finanziare la spesa pubblica Americana, il cui deficit sta raggiungendo livelli ben più che di guardia.

    Avatar autore

    Potrebbe essere così gentile da dirmi quali sono gli investimenti multimiliardari fuori dalla norma che FCA ha fatto? FCA non ha acquisito alcunchè, ha rilevato (a costo zero) il marchio ed alcuni stabilimenti di un’azienda fallita, dopodichè ha lasciato in Italia 4 (quattro) fabbriche cacciavite, ha trasferito tutta la polpa all’estero (spero che non si beva anche lei la storiella che FCA paga le tasse in Italia), e quanto all’esperienza USA, le dovrebbe essere ben chiaro (da quello che lei stesso scrive) che la testa di FCA ormai da tempo è al di la dell’Atlantico. Ma se vuole credere che FCA sia ancora italiana, perchè questo la fa dormire meglio la notte, faccia pure.

Lascia un commento