Flaneur a Parigi per qualche giorno in una città in cui mi perdo da molti anni, m’imbatto in una intervista della sindaca Anne Hidalgo a Le Journal du Dimanche in cui afferma che nel 2017 il traffico è diminuito del 4,8% grazie ai suoi interventi. Discesa record, sostiene, confermata in gennaio da un meno 4,5%. Hidalgo è sindaco della capitale francese dal marzo 2014 e da allora ha preso provvedimenti seri per combattere “l’inquinamento, non le automobili”. Per i quali ha spesso ricevuto pesanti accuse, tutte rispedite ai mittenti.

Parigi sarà nel 2030 città chiusa alla circolazione di auto con motori benzina e diesel. Nel frattempo, Hidalgo ha vietato l’ingresso ad autocarri e camion con più di 14 anni, alle auto e ai veicoli leggeri con più di 20, ha pedonalizzato le strade veloci lungo la Senna rive droite, ha dato più spazio sicuro alle biciclette. Il sindaco rivendica che l’inquinamento a Parigi “è diminuito del 30%”, peccato però che su questo non fornisca dati più verificabili.

A Parigi, la battaglia anti-smog sembra comunque andare molto meglio che a Roma governata da Virginia Raggi. Qualcuno dirà che non ci vuole molto, visto lo stato della città ai tempi dei 5Stelle, dove peggio dell’inquinamento fa solo la sporcizia diffusa. Anche, aggiungo, per la mancanza di educazione civica di molti residenti e non.

A Parigi il traffico è un problema annoso, fin qui più grave che a Roma. Problema radicale da affrontare con misure radicali, non c’è alternativa. E così è stato fatto. A Roma siamo ancora alle “domeniche ecologiche”. A Parigi si lavora per le olimpiadi 2024.

A migliorare la circolazione e a ridurre il tasso d’inquinamento a Parigi ci si mettono però anche le abitudini che cambiano, divieti o meno, lì come altrove. A cena rivedo un caro amico che, tra un verre de Bordeaux e un Roquefort (certi usi resistono, per fortuna), mi racconta del suo nuovo lavoro e di non avere più comprato un’automobile, lui che ho conosciuto su una Alfa Romeo “italienne!”, Audi e via dicendo.

Certo, ormai ha figli grandi, abita da sempre a vista di Tour Effeil, “ma ho rifiutato pure l’auto aziendale,  non ne ho più bisogno. A Parigi scooter, Uber, taxi, a piedi”. Non dice car sharing. Però nemmeno métro. Sono pazzi questi parigini…

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