Claudio Nobis era Claudio Nobis. Prendere o lasciare. Se ne è andato in due mesi per un male incurabile dopo non aver conosciuto medici per 76 anni. Una cosa proprio da Claudio.

Per chi non lo sapesse, Claudio Nobis è il giornalista che ha creato a Repubblica una informazione di qualità con pagine e supplementi sull’industria dell’auto, a partire dal 1980. Su un giornale nato nel 1976 per volere di Eugenio Scalfari, una invenzione editoriale immensa, avremmo scoperto negli anni successivi. Con lui, Claudio si mise in relazione costruendo un po’ alla volta una squadra di collaboratori formidabile. La migliore.

Claudio era un uomo contro, per natura. Polemico, logorroico, aggressivo. Drogato di lavoro. Lucido fino alla fine, capace di raccontare nei dettagli sia la discussione con i medici avuta il giorno precedente sia un aneddoto degli anni ’60, quando iniziò a Paese Sera o una delle sue mille storie a Repubblica.

Era buono dentro facendo di tutto per non mostrarlo, amava intelligenza e cultura. Si rideva volentieri insieme. Era dotato esclusivamente di energia positiva che sapeva trasmettere. Prendere o lasciare.

Per chi fa questo mestiere, Claudio è stato il collega cui le domande non bastavano mai, che s’interrogava e interrogava fino allo spasimo. Che divideva. Un giornalista vero, dunque. A Repubblica teneva mitiche riunioni fiume con la sua squadra, qualcuno provava a fuggire ma poi veniva inseguito e raggiunto al telefono, in epoche in cui il cellulare non era stato ancora inventato. 

Era innanzitutto un caro amico. Non abbiamo mai lavorato insieme soltanto per colpa mia, ma credo mi abbia perdonato. Che ora tu possa trovare un po’ di quiete, Claudio. Prendere prendere prendere.

Commenti
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    Claudio aveva una stima enorme di Alessandro e di te, Francesco. Mi diceva sempre: “Paternò scrive da Dio, è uno vero, che ha fatto la gavetta”. E credeva molto nel progetto di CarBlogger: facendo un ottimo lavoro, come avete sempre fatto, continuerete ad onorare la sua memoria, ne sono certo.

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    Lo ricordo con grande stima e simpatia. Creò le migliori pagine di giornalismo dell’auto dei quotidiani italiani. Negli anni in cui ho collaborato alle sue pagine sono sempre stato gratificato dalla professionalità del nostro lavoro. Quelle sue pagine di Repubblica Motori erano le più ammirate e rispettate. Facevano tendenza, ispiravano quelle dei concorrenti. Vero “animale da stampa”, aveva intuito e fiuto. Era un ottimo, stratega, negoziatore, mediatore. Quando decisi di lasciare Repubblica perché volevo restare un portatore d’acqua fresca che non si ritirava davanti a temi ostici (e toccavano a me) feci un errore. Gli scrissi. Lui capì e restammo amici. Oggi gli rendo omaggio.

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