“Punto ad avere una fabbrica eccellente, che faccia da modello per le altre, le sto visitando tutte, non l’ho ancora individuata”. A parlare è Carlos Tavares, boss di Psa destinato a diventare numero uno di Psa-Fca dopo la fusione cui i due gruppi stanno lavorando per chiudere entro dicembre.

Una delle (giuste) ossessioni di Tavares sono le fabbriche e la loro efficienza. Una ossessione che investirà prossimamente anche quelle italiane di Fiat Chrysler, passaggio che c’interessa da vicino. Parlo di circa 50.000 lavoratori o degli 80 anni di Mirafiori nata nel 1939 come la più grande fabbrica d’auto d’Europa e diventata una cattedrale nel deserto.

Tavares ha usato le parole sopracitate nel nostro primo incontro da boss di Psa nel marzo del 2014. Formalmente sarebbe stato operativo dal 31 del mese, in realtà dall’inizio dell’anno aveva già visitato – come rivelò nell’occasione – stabilimenti in Brasile, in Europa, in Russia. “Diagnostica in corso”, ci disse, e primo obiettivo “fare soldi”. Anche perché – solo l’anno precedente – Psa aveva perso 2,32 miliardi di euro e lui era stato chiamato non a fare il dottore ma il chirurgo.

Ripenso al primo incontro con Tavares da numero uno (due, in realtà, perché il pr di Parigi mi permise di stare con il capo anche quando toccò al piccolo gruppetto di colleghi soltanto francesi) leggendo il libro “Fabbrica futuro” a firma di Diodato Pirone* e Marco Bentivogli, Egea editore.  Un libro da regalare a Tavares per Natale, che potrebbe tornagli utile per la sua indagine sulle fabbriche di Fca.

Perché gli autori tutto questo raccontano dall’interno di ogni sito: la nuova struttura orizzontale degli stabilimenti voluta da Sergio Marchionne, l’introduzione di nuovi sistemi produttivi e di una nuova metrica del lavoro, quei  risultati di eccellenza avuti per esempio a Pomigliano a Melfi. Non lo dicono loro, ma gli altri: nel primo caso, i tedeschi di Automobil Produktion, nel secondo gli americani di Jeep che hanno portato in Basilicata la produzione di Renegade, la prima fuoristrada mai costruita al di fuori degli Stati Uniti.

“Fabbrica futuro” è un libro utile. E di parte, su cui dunque si può dissentire. Con un valore aggiunto: analizza  un pezzo di storia italiana legata a un uomo che è stato rimosso dopo la sua scomparsa. Dai suoi innanzitutto, e poi da un sistema paese che sull’industria mostra chiari segni di incapacità. Basta guardare all’Ilva.

Mi sa che lo regalo io a Tavares. Con cautela: a un collega francese al mio fianco ha fatto spegnere il cellulare che lo infastidiva, salvo aggiungere: “Scusi la mia arroganza”.

*(Prima che qualcuno me lo faccia notare e dica ah vabbè: Diodato è amico e collaboratore di questo blog, ma non scrivo del suo libro per fare un favore. Carblogger.it resta una palestra di lotta libera con il solo divieto di comportamenti antisportivi e dove il disaccordo è un valore). 

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