Nonostante il coronavirus e una situazione di mercato preoccupante, da inizio anno Toyota è attiva più che mai, a conferma di un’attitudine che rappresenta il suo vero punto di forza, vale a dire una formidabile resilienza. Che viene fuori soprattutto nei momenti di difficoltà e viene da lontano. Non tutti sanno che il cognome del fondatore, Sakichi Toyoda, tradotto significa “fertile campo di riso”, una coltivazione molto diffusa nella regione Aaichi dove oggi sorge Toyota City, dove si dice che un tempo il vento sferzasse le piante al punto da piegarle senza mai spezzarle.

La novità è che, dopo una decina d’anni in cui era stata messa in naftalina, nel 2019 Toyota Europa sembra aver avviato un nuovo ciclo di crescita, supportato in primo luogo da investimenti in nuovi prodotti. Ad inizio anno, nel corso di un evento tenutosi ad Amsterdam, è stato annunciato un nuovo piano, chiamato ‘ACE2000’, in base al quale, con il marchio omonimo e Lexus, Toyota prevede di raggiungere in Europa (che include Russia e Turchia) una quota di mercato del 6.5%, pari a circa 1.4 milioni di unità, entro il 2025. L’anno scorso Toyota è riuscita a tornare oltre un milione di vendite, di conseguenza si tratterebbe di una crescita di circa il 30% nei prossimi 5 anni.

Al contrario di quanto avvenuto nello scorso decennio, quando gli obiettivi di crescita erano legati ad una strategia di volumi nei segmenti tradizionali, e alla luce del calo di domanda nei confronti di berline e monovolume, il nuovo piano prevede che gran parte delle vendite incrementali venga dai suv.

Alle centomila vendite dell’ultima generazione Rav4 (il suv più venduto al mondo e presto disponibile in versione ibrida plug-in), se ne dovrebbero aggiungere almeno altrettante con la nuova Yaris Cross, un crossover compatto molto accattivante che verrà prodotto a Valenciennes a partire dal 2021, e circa diecimila nuovo Highlander, un maxi-suv di quasi cinque metri a 7 posti che verrà importato dall’America. Un’altra opportunità viene dai veicoli commerciali leggeri, un business in forte sviluppo anche grazie all’e-commerce, dove Toyota, soprattutto nei mercati settentrionali, vanta un’ottima reputazione basata sulla sua affidabilità e può sfruttare i vantaggi della sua tecnologia ibrida.

Aldilà dei volumi e al contrario di altre concorrenti (vedi il mio ultimo blog su Nissan), Toyota Europa sta guadagnando la considerazione del top management giapponese grazie a un margine operativo tutt’altro che disprezzabile.

Toyota is not chasing a bigger market share at the expense of profits. I am quite satisfied with where we are at in our plan, which is about growing margin on a sustained basis”, ha dichiarato di recente Johan van Zyl, ceo della regione europea.

All’interno dei risultati finanziari 2019 (da aprile 2019 a marzo 2020) appena pubblicati, che a livello globale mostrano un utile netto di oltre 16 miliardi di euro, l’Europa, per il secondo anno consecutivo porta a casa a livello operativo un profitto pari ad oltre un miliardo di euro, con un margine al 4.2%, in crescita di mezzo punto rispetto al 2018.

Tra gli analisti, c’è chi sostiene che si potrebbe fare ancora meglio, razionalizzando la base produttiva e alleggerendo la struttura distributiva, e che l’organizzazione non sia abbastanza agile. Ma le accelerazioni non fanno parte della filosofia Toyota, meglio un passo alla volta, step-by-step.

Prima del coronavirus, l’utilizzo della capacità produttiva (al di sopra del 90%, con tre turni in Francia e Turchia) era tra le migliori in Europa, e comunque è lo stesso van Zyl, in puro stile kaizen, il primo a riconoscere che “an higher market share will optimize the business model to make sure that we have full utilization of resource capacities and increased economies of scale”.

Lascia un commento