Dimenticatevi le auto cinesi di una volta. A dirlo è l’IQS (Initial Quality Study) di J.D. Power un indice, riconosciuto in tutto il mondo, sulla qualità e l’affidabilità delle auto. L’indice è nato 14 anni fa e si basa sui risultati di un’indagine sugli acquirenti delle nuove auto nei primi 2 – 6 mesi di vita. E dai dati raccolti nel 2013 si scopre che l’industria automobilistica cinese migliora sempre di più.

Nel 2013 avrebbe guadagnato 57/100 rispetto al 2012 arrivando a un valore medio di 155/100 (i punteggi sono su base 100, più sono bassi meglio è). Il gap rispetto alle Case internazionali si sarebbe ridotto a 55/100 rispetto ai 93/100 dell’anno scorso (nel 2000 la differenza era di 396/100). Un modello cinese, la BYD F0, copia di Citroen C1, Peugeot 107 e Toyota Aygo, è addirittura primo in classifica nel segmento delle piccole (dove, a dir la verità, la concorrenza delle Case non cinesi è molto ridotta) e cresce anche la qualità dei modelli venduti con un marchio internazionale ma prodotti in Cina dai partner locali (vedi Hyundai Verna e Sonata con Baic e Chevrolet Sail e Buick GL8 con Saic).

In altre parole, la differenza tra le cinesi e le altre è ancora netta ma diminuisce ogni giorno. D’altronde in questa direzione andava anche il risultato ottenuto dalla Qoros, industria cino-israeliana con mire europee: nei test euroNCAP la sua berlina 3 ha ottenuto le 5 stelle superando nella categoria modelli europei e non.

La crescita dei marchi cinesi, secondo quanto riporta J.D. Power, sarebbe dovuta al miglioramento dell’affidabilità di motori, trasmissioni, impianti di raffreddamento e dell’impianto di aria condizionata: da soli sono valsi un incremento nel punteggio di 12/100. Come ha dichiarato Tony Zhou, responsabile della ricerca per J.D. Power China, “per migliorare ancora l’indice di qualità, le Case cinesi si devono concentrare soprattutto su due problemi: consumi e rumorosità“. Agli altri toccherà invece riflettere sui progressi cinesi, per non restare indietro.

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