E’ facile leggere il peso epocale della decisione che ha portato per la prima volta una donna, l’ingegnere Mary Barra, alla direzione della General Motors. E’ un avvenimento destinato a dividere il mondo dell’auto tra un prima e un dopo, e c’è da augurarsi che abbia presto conseguenze anche fuori dagli Usa, tradizionale fucina della modernità…

Il precedente più vicino che mi viene in mente è quello di Toni Simonetti, che per una manciata d’anni ha diretto le pubbliche relazioni aziendali nella prima decade del secolo fino alla bancarotta della GM. Era talmente cosciente di essere una mosca bianca che faceva del suo meglio per mimetizzarsi con gessati e doppiopetto di ordinanza, indossati su un corpo ligneo. Come una nostra Mariastella Gelmini in versione maestra teutonica.

Per il resto, gran sigari e Porterhouse, l’onnipresente bistecca da sette etti, seduta di fronte a un membro del consiglio di amministrazione di una casa d’auto americana. Il cda della GM è da sempre una confraternita di maschietti dall’aria grigia, con l’aggiunta di una paio di donne ospiti, incrociate da altre società.

Singolare che la nomina di Barra (nativa del Michigan, 51 anni, due figli teenager in casa) sia avvenuta nello stesso giorno in cui il governo ha venduto l’ultima delle azioni che aveva ereditato con la bancarotta della casa automobilistica quattro anni e mezzo fa. Per tutto il periodo di interregno la direzione dell’azienda era stata affidata a manager esterni, da Ed Whithacre (AT&T) a Dan Akerson (Carlyle Group), tanta era l’urgenza di segnare una linea di discontinuità con il passato.

Mary Barra è invece un’interna, che più interna non si può: è cresciuta con un padre che per 39 anni ha lavorato alla General Motors, cui lei ne ha aggiunti altri 30,  senza mai cambiare bandiera. Agli occhi di Akerson che l’ha voluta, la sua stella è emersa alla guida del settore sviluppo, un posto che prima  della crisi era stato di Bob Lutz, campione (non sempre vittorioso) anche di arroganza e di decisionismo maschile. Barra ha rivestito la carica con grande spirito di squadra e competenza personale, e ora si avvia a completare lo sforzo pantagruelico di condurre gli undici marchi del gruppo verso il consolidamento in sole cinque piattaforme.

Prende in mano una GM ridimensionata e meno spavalda rispetto al passato, costretta a fare i conti con economie di scala inedite e a confrontarsi con una concorrenza più serrata. Questa donna dal sorriso semplice e dalle idee chiare si trova per la prima volta nella storia della Big One di Detroit ad amministrare un’azienda più razionale, più accorta e più umile. Un’azienda con marcati connotati femminili.

 

Commenti

    […] a confermare la regola. L’eccezione che mi fa piacere pensare diventi una normalità è Mary Barra, amministratore delegato della General Motors dall’inizio del 2014. O persone solo meno in vista, come la designer della Honda Michelle […]

Lascia un commento