I numeri che non ti aspetti. Sono di quelli della nuova Seat Ibiza. Un restyling più che un nuova generazione che però può contare sul 1.0 TSI a tre cilindri da 95 cavalli con emissioni di CO2 di 97 grammi per km. Poche per un segmento B a benzina. Mi vedo i valori delle concorrenti e, ibride a parte, non ce n’è per nessuna: l’Ibiza è l’auto a benzina della categoria, con le minori emissioni di CO2. Senza neanche essere penalizzata troppo dalle prestazioni: l’ho provata a Barcellona e devo dire che non soffre del complesso di inferiorità rispetto alle rivali a 4 cilindri o più potenti. Anzi.
E’ un altro però il verde su su cui punta Seat, quello dei profitti. Qualcosa si inizia a muovere: lo scorso trimestre è stato il primo, dopo 7 anni, senza perdite, con 33 milioni di euro di profitti operativi. Il gruppo Volkswagen, pur ancora faticando a dare un’identità ben precisa al marchio, continua a consolidare la sua presenza in Spagna, investendo da qui al 2019, 4,2 miliardi di euro. Sia chiaro, risorse che vanno anche agli impianti di Martorell e della Navarra dove non si producono solo veicoli Seat ma è comunque un segnale di marcia avanti. Lo dimostra anche il piano previsto per Seat: lanciare 3 nuovi suv entro il 2019.
Nel frattempo qualcosa si muove anche in termini di volumi: nel 2014 Seat ha venduto 390.505 unità con una crescita del 10% (l’83% delle auto prodotte è andata fuori della Spagna). Il 2015 si aperto con la stessa crescita: +10% nei primi 3 mesi. L’obiettivo a breve delle 500 mila vetture è ora raggiungibile. E il verde, quello più importante per le casse, si avvicina.
[…] in Spagna si inizia a vedere qualche risultato: come avevamo scritto in questo post, i conti per la prima volta dopo 7 anni, nel 2015 hanno iniziato ad essere positivi con 33 milioni […]