Martin Winterkorn si è dimesso. Bene così. Il CEO del gruppo Volkswagen non poteva restare un minuto di più vista la situazione. Oa però la parola deve passare alla politica, prima che al suo successore. Perché anche la Cancelliera Merkel sapeva del “trucco”, come  ha accusato il quotidiano tedesco Die Welt smentito solo qualche giorno dopo.

Difficile, per la Merkel come per Winterkorn, non sapere nulla. L’indagine dell’ICCT, International Council on Clean Transportation, è partita dalla sua stessa Germania. La sede di Berlino dell’Istituto indipendente, già nel 2014, aveva individuato il trucco. E’ possibile che l’opposizione al governo della Cancelliera non sia stata avvertita? E’ possibile che i Verdi tedeschi, vicini all’Istituto, non abbiano avuto la notizia dall’ICCT? Difficile. E perché gli stessi Verdi hanno presentato solo a fine luglio un’interrogazione sul report dell’ICCT? Anche loro hanno colpe? Di sicuro l’ICCT di Berlino non ha trovato sponda in Germania ed è stato costretto a fare esplodere la questione oltreoceano.

La Cancelliera è poi sicuramente colpevole di essersi piegata in questi anni all’industria automobilistica tedesca e di aver fatto pressioni per lo spostamento di un anno dei nuovi limiti sulle emissioni di CO2. Merkel, e tutta l’Unione Europea, è anche rea di aver tollerato cicli di omologazione antiquati (piccole modifiche risalgono agli anni 60) e aver rallentato con intoppi burocratici infiniti i nuovi test di prova, attesi ormai da troppo tempo e che (forse) arriveranno finalmente nel 2017.

Se l’industria automobilistica ha le sue colpe, la politica non ha fatto nulla per evitare uno scandalo come quello Volkswagen. Perché ha continuato a premiare vecchie tecnologie (diesel) non incentivando le nuove come ibride, elettriche e, a lungo termine, l’idrogeno. Da sempre deve essere la politica a dare la direzione e l’industria ha il compito solo di seguire. La California insegna. Se il processo si inverte, i trucchi rischiano di restare all’ordine del giorno.

Commenti
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    Merkel non è colpevole solo in casa sua. Lo sanno anche i muri che diavolo a quattro hanno fatto in sede Ue nell’ultimo decennio il governo e lobbisti tedeschi per parare le spalle a chi aveva fatto l’errore – storico – di puntare tutto sul gasolio considerando l’ibrido un gioco per bambini sciocchi. Ora, come i suoi predecessori, non può cadere dalle nuvole come la zia svagata.

    Il problema è: c’è qualcuno a Bruxelles con le spalle abbastanza grosse da poter fare un meritato shampoo a zia Angela?

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